martedì 6 gennaio 2009

Alvigini Pier GIuseppe (Ass.Faà di Bruno): LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE

LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE
(di Piergiuseppe Alvigini)
Forse, attualmente, non viene spiegato, ai ragazzi e ai giovani, con adeguata chiarezza e adeguato approfondimento, che l’essere umano, ossia ciascuno di noi, è una realtà complessa, la più complessa del creato, per cui la vita umana è complessa ed impegnativa.

San Tommaso d’Aquino, nella Somma Teologica, spiega che l’essere umano è una realtà complessa perché partecipa delle realtà subumane (animali, vegetali, minerali) e, al tempo stesso, è naturalmente aperto alle dimensioni spirituali dell’eterno ed infinito.

Questa consapevolezza consente di gestire adeguatamente i quattro ordini dinamici della vita, ossia: l’essere dell’unità familiare, nonché l’essere della convivenza civile e l’essere dell’ambiente naturale, (ossia l’aspetto pubblico della vita) e la relazione spirituale con l’Essere eterno ed infinito.

Questa consapevolezza, inoltre, qualifica l’agire interiore rivolto : alla ricerca della verità, alle relazioni con l’altro da se, in particolare l’altro essere umano, all’operosità personale, all’esigenza organizzativa, all’ordinamento operativo, e, prima ancora all’impostazione dell’esistenza stessa.

Sappiamo che l’agire interiore si sviluppa grazie alle due facoltà propriamente umane, ossia l’intelligenza e la volontà, nel senso della verità e dell’amore.
Infatti la verità è il modo corretto di connettersi dell’essere personale con l’essere altro da se mediante l’intelligenza e l’amore è il modo giusto mediante la volontà.
Questo spiega l’insistenza del Vangelo a proposito del valore della verità ed, anzi, della verità globale, nonché dell’amore, per poter realizzare una vita propriamente umana e non subumana.

Per tornare alle prime parole di questo breve articolo, la carente consapevolezza dell’essere umano in quanto tale, apre due situazioni negative.
La prima si può indicare come “ritirarsi nel privato” secondo la scelta, forse anche sofferta, di delegare ad altri, ad esempio agli Eletti, la gestione dell’aspetto pubblico della vita, la propria, della propria famiglia, comune.
La seconda si caratterizza nel rischio di “scivolate” in basso, se così si può dire, verso atteggiamenti più “animali” che propriamente umani.
Non si tratta delle piccole carenze o dei tanti errori quotidiani, ma del venir meno alle caratteristiche e alle finalità proprie della comune natura umana.

San Tommaso d’Aquino spiega pure che la parola “essenza” significa il principio dinamico dell’essere, come la parola “natura” indica il principio dinamico dell’essere umano.
Dunque si rischia di scivolare dalla natura umana, alla natura animale.
I casi di “bullismo”, di “delinquenza”, di “devianza”, di criminalità organizzata, e così via - purtroppo diffusi, come leggiamo ogni giorno o siamo costretti ad ascoltare dalla TV - sono esempi di agire ed operare subumano.

Perciò il Vangelo spiega l’esigenza che ciascuno scopra, realizzi, sviluppi i “talenti” personali per poter contribuire allo sviluppo comune, in difetto di che si finisce per determinare carenze, parzialità, ingiustizie, e così via.
Ciascuno di noi ha il compito di interpretare positivamente la comune natura umana, grazie, come si diceva prima, all’intelligenza e alla volontà che si sviluppano, nell’agire interiore, in senso conoscitivo e concettuale, nonché morale ed etico.

La ricerca della verità in continuo per l’aspetto conoscitivo e concettuale, nonché la ricerca dello sviluppo comune o bene comune in senso morale ed etico.

Ossia, cosa posso fare per costruire il bene nella storia, qual è l’ordine dei fini, a partire dal fine ultimo che indirizza la mia vita?

Appare evidente, per fare un esempio, la differenza tra considerare quale fine ultimo del proprio operare nella storia la connessione con l’Essere (l’Essere in Sé, da Sé, per Sé, “Io Sono”), citato sopra, o, al contrario, con il denaro, il sesso, la vanagloria, il potere,
e così via...............

(15/04/08) di Pier Giuseppe Alvigini