venerdì 31 ottobre 2008

www.vanthuanobservatory.org Portale DSC (Dottrina Sociale Chiesa) nota del Direttore Prof. Stefano Fontana SE mons.card. Martino mons.vesc.Crepaldi

(RM,sett2008 foto SE mons.Card.Martino e mons.Vesc.Crepaldi)

(foto dx dal Santo Padre a Castelgandolfo sett.2008 in primo piano il dr Norberto Tonini Pres. Bits, SE mons.Card.Martino e dr.ssa Maria Pia Bertolucci Pres. Ctg Italy)
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Newsletter n. 171 Verona, 31 Ottobre 2008
I NOSTRI PRIMI 25 STATI del sito http://www.vanthuanobservatory.org/
Di che nazionalità sono i lettori del nostro portale web? Ecco l´elenco dei primi 25 Stati da cui proviene il maggior numero di accessi, in ordine rigidamente decrescente: Stati Uniti, Italia, Spagna, Canada, Russia, Città del Vaticano, Gran Bretagna, Australia, Vietnam, Singapore, Svizzera, Messico, Olanda, Brasile, Belgio, Portogallo, Corea del Sud, Polonia, Germania, Cile, Croazia, Perù, Francia.
Un dato molto interessante: lo scarto tra il primo (Stati Uniti) e il secondo (Italia) è altissimo: venti volte di più.
Caro lettore, aumentiamo l´internazionalità del nostro sito: invita un amico a visitarlo e ad iscriversi alla nostra Newsletter Stefano Fontana Direttore dell’Osservatorio
Newsletter n.171 Verona, 31 October, 2008
OUR TOP 25 STATES
What countries do the readers of our web-site come from? Ranked in descending order, here is the list of the 25 countries from which most of the visits to our site originate: United States, Italy, Spain, Canada, Russia, Vatican City, Great Britain, Australia, Vietnam, Singapore, Switzerland, Mexico, Holland, Brazil, Belgium, Portugal, South Korea, Poland, Germany, Chile, Croatia, Peru, France. A particularly interesting piece of data is the marked difference between the two top-ranking countries: there are 20 times more visitors from the United States than from Italy.
Dear Reader, help us to increase the international exposure of our site: invite a friend to visit us or to sign up for our Newsletter. Stefano Fontana Director of the Observatory
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lunedì 27 ottobre 2008

2016 EUROPEI DI CALCIO ITALIA FRANCIA ASSIEME città coinvolte BERGAMO ...e Brixia Regal Lombard City 2019...


...Europei di CALCIO del 2016: al Presidente UEFA Platini non spiacerebbe affatto che ad organizzarsi fossero Francia e Italia insieme.


Cinque stadi a testa, trasporti velocissimi, tante città d'arte coinvolte.

Si può fare.

La Francia è (quasi) pronta. E l'Italia? Segna il passo sugli stadi. Tante parole, sinora. Pochi fatti. La Juventus si è mossa, l'unica: il nuovo Delle Alpi, un gioiellino da 40.000 posti, sarà pronto fra tre-quattro anni. L'Inter e Milano vorrebbe il suo impianto, l'Udinese uno stadio più piccolo e più accogliente. A Firenze c'è un progetto ma anche tante polemiche politiche. A Bergamo l'Atalanta ha le idee chiare. La famiglia Menarini, nuova proprietaria del Bologna e titolare dell'impresa di costruzioni Cogei, sta studiando "un'ipotesi di progetto che prevede la realizzazione di una iniziativa immobiliare avente ad oggetto, tra l'altro, la costruzione del nuovo stadio del Bologna Fc".

venerdì 24 ottobre 2008

U.E. SVILUPPARE La multiproprietà in EUROPA e ...BUONI VACANZE...Fitus...Bits...Forum

(Bit-Milano vedi foto in www.longobardia.it)
Maggior protezione per i turisti: voto del Parlamento europeo sulla multiproprietà 17/10/2008

Le nuove norme che saranno votate dal Parlamento europeo il 22 ottobre faranno sì che i consumatori attraverso i paesi dell'UE possano beneficiare di una maggior tutela durante le vacanze – nell'acquistare e rivendere vacanze in multiproprietà o diritti di multiproprietà su navi da crociera, chiatte, roulotte nonché nell'iscriversi ai "club vacanze"-.
L'obiettivo della direttiva proposta è di accrescere la fiducia dei consumatori nell'industria della multiproprietà (il cui valore supera 10,5 Mrd EUR ed è responsabile di oltre 40 000 posti di lavoro nei paesi dell'UE) e di eliminare i professionisti disonesti che causano problemi ai consumatori e danneggiano la reputazione degli operatori onesti.
Finora le disposizioni comunitarie in materia di multiproprietà hanno garantito ai consumatori i diritti fondamentali a un'informazione chiara, a recedere dal contratto e a cambiare idea, nonché a vietare il versamento di acconti.
La nuova direttiva che il Parlamento europeo voterà il prossimo mercoledì mira a colmare le lacune dell'attuale legislazione.
Inoltre, fattore importante, estenderà l'obiettivo della direttiva 1994 UE sulla multiproprietà a interessarsi a nuovi prodotti che sono emersi sul mercato – ad es. i club-vacanze e i diritti di multiproprietà su navi da crociera, chiatte e roulotte.
Estenderà anche la tutela a settori importanti quali la rivendita e lo scambio dei diritti di multiproprietà.
Le nuove norme serviranno a garantire che i consumatori siano al tempo stesso ben tutelati attraverso l'UE e creino condizioni di concorrenza eque nel mercato della multiproprietà e di certi altri prodotti connessi con le vacanze.

giovedì 23 ottobre 2008

'Finis Coronat Opus' note del prof. Kunkle riprese nelle Lezioni magistrali di Padre Contardo Zorzin o.c.d. Brescia-Mantova-Verona


(foto: san michele, museo diocesano di Brescia,'08)

Psicoterapia e carattere (educazione, autoeducazione e assistenza spirituale) di FRITZ KÜNKEL , la scuola editrice, Brescia

... alcuni punti di rapida sintesi per memoria, qui in relazione e riferite al solo Kunkel, che però ricordano con grande piacere -ai Ctg Lombardi tutti- le magnifiche lezioni (interculturali e interdisciplinari) del carissimo padre Contardo Zorzin o.c.d. ( vedere Sue pubblicazioni e qui i post sotto la voce 'recensioni' .... e... le prossime ristampe tra cui Obbedienza e Verità ... ed anche ricordiamo l'attesissima, si spera entro la fine 2008, traduzione del Dottore della Chiesa San Giovanni della Croce, carmelitano scalzo ... ma avremo modo di ritornare in merito..)
...da kunkle ... sull' autoeducazione sia della donna sia dell'uomo ...: ci ricorda....:
[1ª regola] Renditi conto che sei contemporaneamente soggetto oggetto, che sei libero e responsabile, che non puoi sottrarti alle conseguenze della tua condotta e che devi portare le conseguenze anche della fuga dalle conseguenze.
[2ª regola] Chi soffre deve chiedersi perché e in che modo cerca di sottrarsi all’alternanza vitale di essere soggetto e oggetto e se cerca di essere in troppo alto grado solo soggetto o solo oggetto. E deve sforzarsi di trovare la via per la quale possa nuovamente arrivare ad essere armonicamente l’uno e l'altro: deve cercare la via della responsabilità.
[3ª regola] Se tu fai di un uomo (che si tratti di te stesso o di un altro) l’oggetto del tuo studio e della tua influenza, non dimenticare mai che egli è più che un semplice oggetto: che è un soggetto inconoscibile, imprevedibile, libero e creatore.
[4ª regola] Non si chieda da che cosa, da quali cause sia determinata l'attività dell'uomo; ma per che cosa, al servizio di quale fine l'uomo si comporta in un certo modo.
[5ª regola] Ci si opponga a quella che si ritiene sia l'immagine direttrice e dalla reazione più o meno violenta si riconoscerà immediatamente se si è colpita l'immagine giusta, e con quale tenacia viene difesa. Quanto meno l'immagine direttrice è rigida, tanto più fiaccamente saranno respinti tali attacchi.
6ª regola] Non combattere separatamente le singole linee direttrici, ma cerca d'individuare l'immagine direttrice di cui sono al servizio e convinciti che l’uomo o si trasforma per intero o non se ne fa niente, perché l’uomo è un essere unitario.
[7ª regola] Di fronte a fatti contrastanti chiediti sempre a che fine servano, cerca di determinare il loro scopo comune e troverai l’immagine direttrice alla quale servono come mezzi, diversi secondo le diverse circostanze della vita. Ma se invece non riesci a trovare quello scopo unitario, vuol dire che tu chiudi ancora gli occhi dinanzi alla verità, che non hai il coraggio di fissare la smorfia diabolica dell'uomo, perché ti manca la fiducia e perché non credi fermamente che dietro tutte le contraddizioni si cela l’unità e che dietro tutto il male c'è il bene.
[8ª regola] Ogni ambivalenza, si rivelerà come un'illusione di ambivalenza; si cerchi dietro obiettivi, apparentemente in lotta, il fine ultimo realmente operante (anche se inconscio) e si vedrà che anche l’apparenza ambivalente non è che un mezzo al servizio dell'immagine direttrice
[9ª regola] Non lagnarsi del dilemma, ma agire, anche a rischio di commettere degli errori o di provocare delle crisi. Meglio un passo falso che niente. Ma la vita è così organizzata che un passo che per uno è giusto non può essere falso per il prossimo.
[10ª regola] Vigiliamo affinché l'egotelismo in cui cadono i bambini s'irrigidisca il meno possibile. Si cerchi di mantenere il più possibile l'originaria fiducia, l'originario coraggio e l’originario finalismo (universale) del bambino. Si risparmino al bambino lodi e rimproveri e si eviti la formazione di fini particolari. E se si sbaglia, non si dia la colpa al bambino, ma al proprio egotelismo.
[11ª regola] Non ci si preoccupi di affermare la propria autorità e superiorità. Non ci si preoccupi nemmeno dell'isolamento del bambino né si vada mendicando la sua amicizia. Si rimanga obiettivi, si eserciti una critica amichevole e serena, mettendo in chiaro la situazione reale, sia interiore che esteriore, con le parole per i più grandi, con gli atti per i più piccini affinché appaia l'insensatezza ed il ridicolo della lotta per la supremazia. N on si risparmi nulla al bambino e gli si lasci trovare da sé la via del ritorno a un comportamento obiettivo. E se non si riesce nello scopo, non si cerchi il difetto nel bambino, ma nel proprio egotelismo.
[12ª regola] Non si permetta mai al bambino di sottrarsi alla propria responsabilità e alle conseguenze delle sue azioni. Non si prendano perciò in vece sua quelle decisioni che egli stesso può prendere; lo si lasci scegliere da sé i suoi giochi, fare le sue scoperte e le sue esperienze. Ci si guardi bene tanto dal viziarlo che dall'intimorirlo, altrimenti diventa troppo sottomesso. Se si ha un bambino sottomesso, si cerchi con incrollabile fermezza, pazienza e cordialità di portarlo ad agire di sua iniziativa. Lo si ponga di fronte a doveri imposti non dagli uomini ma dalle cose stesse. E se non riusciamo a dargli il senso della responsabilità, non diamone la colpa al bambino, ma al nostro egotelismo.
[13ª regola] I compiti scolastici siano tali da non scoraggiare il bambino. Non siano né troppo difficili, affinché non sia umiliato da un inevitabile insuccesso, né troppo facili, affinché non ne sia annoiato. Ma innanzitutto fare in modo che i compiti non appaiano un male necessario, bensì un dilettevole passo dello sviluppo personale. E se ciò non riesce, si cerchino le cause dell’insuccesso non nei programmi o nelle prescrizioni dell’autorità scolastica, ma nella propria mancanza di produttività e ci si sforzi di ritrovare la perduta fiducia nella vita.
[14ª regola] Chi ha a che fare con scolari indisciplinati si comporti in modo che essi da un lato sopportino le conseguenze della loro indisciplina (dovranno ad es. rifare i compiti trascurati, uscire dall’aula, ma non perché il maestro è cattivo, bensì perché devono essere tutelati gli interessi della collettività), ma dall’altro sentano non solo la piena simpatia, ma anche la piena comprensione dell'educatore. Egli deve spiegare loro perché sono ribelli, qual è la loro immagine direttrice e perché è falsa; e chiarire che egli non può né ammirare, né odiare, né temere uno scolaro che sbaglia, ma che il suo unico scopo è di dimostrargli come siano vani tutti i tentativi dell’uomo di sottrarsi alla propria responsabilità.
[15ª regola] Nel caso di un ragazzo apatico bisogna scoprire il fine, altissimo, al quale l'apatia serve come mezzo. Non appena il ragazzo si accorge che la sua pretesa apatia non è che una maschera, e che questa maschera è controproducente in quanto provoca proprio ciò che dovrebbe evitare, cioè l'insuccesso, e non appena il ragazzo s'accorge che si trova di fronte un uomo che non deve temere perché lo prende sul serio, allora la maschera d'indifferenza cade rapidamente e per sempre. E finché questo non riesce, l'educatore deve chiedersi in che modo il proprio egotelismo (l’egotelismo dell'educatore) impedisce al bambino di essere ad un tempo soggetto e oggetto.
[16ª regola] Quando l'educazione sessuale non può più svolgersi in modo semplice e innocuo, non si tratta più ormai di far conoscere i fenomeni sessuali, ma di eliminare gradualmente l’abuso che ne viene fatto. L’iniziazione in sé non presenta in tali casi alcuna difficoltà; ma ridare al bambino coraggio e fiducia unico mezzo per por fine alla sua lotta contro gli adulti è difficile qui come in ogni altro campo. E anche qui ogni insuccesso dev’essere attribuito alla mancanza di coraggio e fiducia nell'educatore.
[17ª regola] L’auto-soddisfazione sessuale non è un indice di perversione, ma semplicemente di scoraggiamento. Non si tratta di ricondurre l'istinto sessuale sulla giusta via, ma di ridare al ragazzo coraggio e fiducia; dopodiché la sua funzione sessuale rientrerà da sé nella normalità. Egli deve imparare a sopportare la depressione e la tensione e a non lasciare che gli insuccessi intacchino la sua dignità umana. Allora avrà altrettanto poco bisogno dell’auto-soddisfazione sessuale che dell'alcool o del fumo. E l’educatore che non è in grado di risolvere questo problema deve chiedersi quali ostacoli egotelici impediscono l’estrinsecarsi della sua propria vitalità creatrice.
[18ª regola] Le oscillazioni, l'aumento o la diminuzione del coraggio e della vitalità che si notano nel periodo della pubertà possono sempre venir utilizzati per l'inserimento del giovane nella società umana. Il nuovo senso sociale deve potersi sviluppare liberamente e apertamente in un rapporto fondato sull'amore, chiaramente riconosciuto e accettato con responsabilità, fino al fidanzamento ed infine al matrimonio. Chi ostacola questo sviluppo, non fa che favorire lo smarrimento nelle forme contrarie alla vita dell’erotismo solitario e del dongiovannismo avventuroso. Chi ha timore di guidare l’evoluzione dei giovani in modo che imparino ad amare pur rinunciando per il momento all’esperienza fisica dell’amore, costui cerchi in se stesso il difetto e l’errore.
[19ª regola] Chi soffre deve chiedersi non da quali circostanze esteriori, ma da quale falso atteggiamento interiore sia condizionata la sua sofferenza. Cerchi la relazione tra questa sofferenza ed il proprio egotelismo. Più chiaramente egli scoprirà questa relazione, più facile gli sarà eliminare il male. E se i suoi sforzi non riescono, deve riconoscere di non avere idee chiare su questa relazione. Chi si arena a questo punto, non ha sofferto abbastanza.
[20ª regola] Chi è egotelico lo è tanto nelle grandi attività che nelle piccole cose della vita quotidiana. Dall'influenza esercitata sugli altri in una semplice conversazione può riconoscere altrettanto bene che dal risultato finale di tutta la sua vita, se è un commediante che fa bolle di sapone oppure un lavoratore obiettivo. Né il proprio giudizio né il giudizio degli altri possono essere decisivi a questo riguardo. L’unico criterio valido di giudizio è l’aumento o la diminuzione dell'egotelismo di coloro con cui ha a che fare. Se si riesce a diffondere attorno a sé l’obiettività si può ritenere di aver ridotto il proprio egotelismo; se l’egotelismo degli altri aumenta, ne ha colpa la propria mancanza di obiettività. I frutti che produciamo sono lo specchio nel quale possiamo leggere il nostro destino: a meno che il troppo egotelismo non c'impedisca anche questo, rendendoci ciechi.
[21ª regola] Chi si sorprende nel tentativo di addossare agli altri la responsabilità del proprio destino, cerca ancor sempre di prendere come oggetto dell’analisi di se stesso dei fenomeni parziali anziché il proprio destino totale. Egli deve sforzarsi di passare dalla parte al tutto, dal « se » al « che », dalle condizioni del passato ai compiti del presente e dalle immagini direttrici alla realtà del suo vero volto. Se ciò non riesce, significa che la morsa del destino non lo ha ancora veramente afferrato. Egli deve aspettare, finché il crescente dolore lo spinge a rinunciare all’auto-inganno del proprio egotelismo.
[22ª regola] Chi cade in una situazione difficile e ne ritiene responsabile il proprio ambiente - uomini e cose - deve chiedersi perché mai non sia egli stesso in grado di cambiare questi uomini e queste cose oppure di assumere un atteggiamento tale da far sparire le difficoltà. E soprattutto quando la responsabilità viene attribuita a un inconveniente del passato ci si deve chiedere perché non si abbia sufficiente capacità di adattamento e forza creativa per trasformare questo inconveniente in un vantaggio. Chi in tal modo procede con costanza contro il proprio egotelismo, trova alla fine che la colpa non è meno sua che degli altri. Così la sua personale infelicità diventa una parte dell'universale sofferenza umana. Passato e presente sono disintossicati. Ma ogni individuo risponde degli errori di tutti; e le energie che non si esauriscono più in una vana accusa contro il destino, restano libere per cooperare al miglioramento del nostro comune destino.
[23ª regola] Un passo importante (tuttavia non indispensabile) dell’autoeducazione consiste nella scoperta della “scena d’origine”, che è un'espressione simbolica dell'immagine del mondo del bambino e il punto di partenza dell'immagine e delle linee direttrici. L’elaborazione interiore dell’egotelismo (sentimento d'inferiorità e bisogno di affermazione del proprio valore) trova in essa la sua materia vitale. La scoperta di queste “esperienze” di accentuato carattere affettivo facilita in alto grado il superamento dell’egotelismo. Però questa scoperta è possibile soltanto se si riesce a sconfiggere le resistenze egoteliche (dubbio, malumore e successo) arrivando alla confessione senza riserve delle connessioni più pericolose per l’egotelismo. Se ciò non riesce, si devono ancora sopportare le conseguenze dell'egotelismo, i tormenti della vita, finché l’io non si arrende.
[24ª regola] Chi ha scoperto le connessioni fra la sua sofferenza e il suo egotelismo ed è pronto ad ammettere la propria responsabilità per il futuro destino della sua vita, non può ancora attendersi senz’altro, come un meritato compenso, la fine della sofferenza, ma deve essere pronto a trarre le conseguenze effettive della sua scoperta e della sua confessione. Egli deve star saldo nella situazione che gli è finora sembrata la più insopportabile. Deve essere ad un tempo soggetto e oggetto, per quanto la vita glielo renda difficile. Solo chi si sottomette alla vita potrà dominarla.
[25ª regola] Non è necessaria soltanto la visione della genesi della sofferenza e la confessione dei propri errori e della propria responsabilità, ma anche l'accettazione serena di tutto quanto è accaduto. Lo si può deplorare, ma non si deve servirsene come di un’arma contro il destino. Un peccato che è stato riconosciuto e confessato in tutte le sue connessioni, non può più servire che come mezzo utile per gli scopi del futuro, come materiale istruttivo per migliorarsi. Immobilizzarsi nel pentimento è un errore come vantarsi dell’errore; l’una cosa e l’altra servono per sfuggire alla vita. L’accettazione non è invece né pentimento né vanto, ma semplice riconoscimento, elaborazione e valorizzazione di uno stato di fatto
[26ª regola] Chi accetta il proprio passato e la genesi dei suoi dolori si trova dinanzi al compito di accettare anche il futuro, come si svilupperà dal suo passato. Deve accettare il fatto di trovarsi, inesperto come un bambino, di fronte a nuovi sviluppi, il cui corso non può ancora prevedere. Deve affidarsi alla corrente della vita creatrice, senza tenere, come finora, il timone ansiosamente stretto nella mano e senza guardare preoccupato la carta di navigazione (falsa). Egli deve rendere i suoi piani per il futuro così elastici e adattabili, i suoi desideri e i suoi fini, anzi perfino le sue valutazioni e idee, così duttili, da poter essere in ogni istante arricchite, ammaestrate e trasformate da nuovi fatti e da nuove esperienze. Accettare il futuro significa accettare anche tutti i possibili mutamenti del proprio carattere. Chi considera un dovere “dimostrare carattere” e intende con ciò di dover rimanere così com'è, compie ancora un altro tentativo, più o meno abilmente mascherato, di mettersi al posto di Dio. Dovrà soffrire, finché la vita non correggerà il suo errore.
[27ª regola] Non basta accettare il passato ed il futuro, ma è necessario in primo luogo dir di sì ai compiti immediati del presente. Tra questi compiti se ne trova però sempre uno che esige proprio quello che prima appariva come la cosa più amara e intollerabile. Di fronte a questo compito si deve tener duro e non sfuggire né a destra né a sinistra. Chi accetta questo compito, progredisce; ma chi non lo vede o non si sente di affrontarlo, non ha ancora sofferto abbastanza. La vita lo deve colpire più duramente, affinché gli si aprano gli occhi ed il cuore.
[28ª regola] Non cercare di imporre a nessuno il tuo aiuto; aspetta di essere chiamato e sii pronto ad andartene anche senza aver ottenuto alcun risultato. Meno importanza dai tu stesso al fatto di essere di aiuto e più hai probabilità di riuscire ad aiutare. Quando la cura non riesce, la responsabilità dell'insuccesso non ricade sul tuo protetto né sulle circostanze esteriori, ma su di te.
[29ª regola] In ogni trattamento psicoterapeutico si trovano di fronte fin dal primo istante due uomini uguali e liberi. Meglio si esprime questo rapporto nel tono o nella forma della conversazione, e più rapidamente il paziente è liberato non solo da ogni finzione consapevole, ma anche da ogni mascheramento inconscio. Meno ha motivo di temere un giudizio morale del suo destino o del suo modo di comportarsi (o di quello dei suoi familiari) e più si comporta in modo naturale e apertamente rivela (coscientemente o inconsciamente) la verità. Il grado di sincerità del paziente dipende dunque dal grado di obiettività del terapeuta.
[30ª regola] Le comunicazioni fatte dal paziente siano sempre ordinate in modo da formare un'immagine del carattere sulla quale ambedue, paziente e terapeuta, siano d'accordo. Ci si serva di tutte le obiezioni del paziente per completarla o correggerla. Anche il suo comportamento attuale, il modo in cui fa le sue obiezioni o accetta senza nulla obiettare le opinioni del terapeuta, devono essere inserite, come fattore importante, nell'immagine del carattere. Se non si riesce a ordinare il materiale raccolto o a raccogliere il materiale necessario, vuol dire che la collaborazione fra paziente e terapeuta non è sufficientemente obiettiva ed il terapeuta deve chiedersi per quali manifestazioni del suo sentimento d'inferiorità o del suo bisogno di affermazione personale il suo lavoro non progredisce
[31ª regola] Si consideri con interesse ogni obiezione del paziente, si cerchi di rendere giustizia ad ogni obiettiva riserva, ma non si dimentichi mai che anche una discussione in sé giustificata può servire ad arrestare il proseguimento della cura o a spostare la conversazione su un teatro di guerra secondario. Si metta in chiaro questa utilizzazione tendenziosa delle obiezioni teoriche e le si ponga così al servizio dell'idea fondamentale della cura. Se tuttavia ci si lascia sviare e specialmente se il paziente riesce a fissare la discussione su un campo particolare in cui il terapeuta non è competente, questi deve chiedersi quale punto di vista non obiettivo da parte sua ha causato questa deviazione.
[32ª regola] Quanto più le resistenze del paziente si manifestano con cambiamenti d'umore, dei quali è tenuto responsabile il terapeuta, tanto più la cura tende ad inasprirsi in una controversia personale fra i due interessati. Tutti gli errori e le violenze che caratterizzano l’atteggiamento del paziente di fronte alla vita, si rivelano ora chiaramente nel suo atteggiamento di fronte al terapeuta. Il paziente li supererà tanto più rapidamente, quanto più obiettivamente il terapeuta li saprà illuminare. Invece ogni mancanza di obiettività da parte del terapeuta ritarda di molto la guarigione.
33ª regola] Poiché ogni uomo scoraggiato ha verso gli altri delle false esigenze, viene il momento in cui queste esigenze compromettono anche i suoi rapporti col terapeuta. Allora è necessario mettere in chiaro la loro natura, la loro origine, la loro fondatezza o infondatezza, finché il paziente si è adattato, sotto questo riguardo, alla realtà. Il successo sarà tanto più rapido e decisivo, quanto più l'atteggiamento del terapeuta sarà obiettivo nei momenti decisivi.
34^.…Via …più feconda, della verità, cioè il fatto che dobbiamo sopportare insuccessi, sconfitte e dolori, per trarne insegnamenti e maturarci..
Riassumendo si può dire: poiché il trattamento per suggestione può servirsi solo di elementi positivi, mentre la verità comprende elementi positivi e negativi insieme, non si può servirsi della verità come mezzo di suggestione. La guarigione però non si può ottenere che per via della verità; dunque la suggestione, che necessariamente implica sempre una menzogna, non può portare la guarigione. (pag.85) Per il problema della suggestione vale la seguente regola:
[34ª regola] Si cerchi di evitare il più possibile ogni forma di suggestione, e non si lasci sorgere nemmeno l’idea che la guarigione sia effetto di suggestione. Si cerchi di dimostrare al paziente che in ogni sua idea esprimente qualcosa del genere si nasconde il desiderio di sottrarsi alla propria responsabilità. Ma se il paziente ha ragione, se effettivamente si sono avute delle suggestioni (il che è rivelato dal riapparire di vecchi sintomi o dal sorgere di sintomi nuovi, prima sconosciuti) ci si chieda quando e perché il proprio bisogno di affermazione abbia imposto al terapeuta la parte del suggestionatore.
[35ª regola] Se lo psicoterapeuta non riesce a far comprendere al paziente il vero rapporto esistente fra cura e guarigione, vuol dire che egli (psicoterapeuta) non ha ancora raggiunto una completa obiettività. Finché il paziente ritiene che la psicoterapia agisca come una causa il cui effetto necessario debba essere la guarigione, il compito psicoterapeutico non può considerarsi assolto. Solo quando si rende conto che la psicoterapia non è che un mezzo di cui i fini vitali che agiscono nell'uomo possono servirsi quando e come vogliono, quando cioè capisce che guarigione significa grazia, si può sperare che si avvii alla guarigione.
[36ª regola] Non dimenticare mai, né nell'autoeducazione né nella educazione degli altri, che noi con nessun mezzo possiamo conquistare a forza il progresso, la guarigione o la maturazione psichica. Noi possiamo soltanto impedire la maturazione con un comportamento errato o, con un giusto comportamento, cercare di rimuovere gli ostacoli che ancora ostruiscono la strada. Ma se crediamo di aver rimosso tutti gli ostacoli e non otteniamo ugualmente la guarigione, vuol dire che siamo in errore. Vi sono ancora altri ostacoli, e noi siamo ancora nella morsa del destino: o continuiamo a lavorare per rimuoverli, o non abbiamo ancora abbastanza sofferto.
...Finis Coronat Opus...

domenica 19 ottobre 2008

Siti UNESCO "ARTE RUPESTRE"incisioni rupestri (croce camuna) a Brixia Mirabilis e in Sudafrica ( vedi il senso di UBUNTU)












Ecco alcune interpretazioni del senso di Ubuntu:
  • "Io sono perché noi siamo"

  • "Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti"

  • "Umanità verso gli altri"

Una definizione popolarmente accettata è anche, "la credenza in un legame universale di scambio che unisce l'intera UMANITA'" Si può tradurre Ubuntu (non senza perdita di parte del significato) con Umanità, nel senso di qualità umana. Cercando di tradurre la parola, bisogna infine tenere presente che nel senso di Ubuntu trova spazio anche la dimensione religiosa di un legame tra tutti gli esseri umani.
Louw (1998) suggerisce che il concetto di ubuntu definisce l'individuo in funzione delle sue molteplici relazioni con gli altri, e sottolinea l'importanza di ubuntu anche come concetto religioso. Egli dichiara che mentre la massima Zulu umuntu ngumuntu ngabantu ("una persona è una tramite per mezzo delle altre") potrebbe non avere apparenti connotazioni religiose nel contesto della società Occidentale, nel contesto Africano suggerisce che la persona deve diventare tale comportandosi con il resto dell'umanità in modo conforme al rispetto-(permanenza di fondo del sé) degli antenati. Coloro i quali sostengono il principio di ubuntu durante la loro vita potranno raggiungere, nella morte, un'unità con quelli che sono ancora vivi.
Cambiamento in Sud Africa
Ubuntu è visto come uno dei principi fondamentali della nuova repubblica del Sud Africa, ed è connesso con l'idea di un Rinascimento Africano. Nella sfera politica, il concetto di ubuntu è usato per enfatizzare la necessità di unità o consenso nel prendere decisioni, così come la necessità di un'etichetta umanitaria per informare queste decisioni. Il concetto di ubuntu è illustrato nel film "In My Country"

venerdì 17 ottobre 2008

education,education,education:Dichiarazione (2007) internaz.UNESCO su:"Il diritto del bambino ad una EDUCAZIONE-SENZA-VIOLENZA"



Runic Stone (Pietra Runica) in Danimarca: sito Unesco ...

... da qui le prime donne&uomini Lombards ...



"Il futuro non si può prevedere, ma si può prevenire"... Queste sono le parole di Federico Mayor, (ex Direttore generale dell'UNESCO).

E' recente (2007) la Dichiarazione internazionale dell'Unesco su:"Il diritto del bambino ad una educazione senza violenza".

Il monito è di 'valore' perché non lascia il discorso al privato e all'evoluzione sociale spontanea o alla buona volontà dei media, ma invita gli Stati a deliberare le leggi idonee ad introdurre "ufficialmente l'educazione alla nonviolenza e alla pace a tutti i livelli del sistema scolastico con programmi adatti ad ogni Stato e ad ogni societa'".

Unesco:" ...concertazione tra gli Stati, gli organismi governativi e nongovernativi internazionali, la societa' civile e il settore privato per l'elaborazione congiunta di concetti, obiettivi e di politiche in favore dell'educazione dei bambini alla nonviolenza e alla pace".

Si ha l'impressione che la pubblica opinione, non sapendo nulla di una presa di posizione 'cosi rilevante' come quella dell'UNESCO non ne approfitti ...

“Poiché le guerre nascono nello spirito degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere innalzate le difese della Pace"
(Estratto da preambolo Atto Costitutivo dell’UNESCO, Londra 16 Nov.1945)

mercoledì 15 ottobre 2008

convegno a brescia vivi nonprofit Brescia capitale europea cultura 2019












"Die Form ist die moglichkeit der Struktur" ( La Forma è la possibilità della Struttura)

Da questo convegno la seguente proposta:
"Brixia Regal Lombard City" è stata, nelle sue stratificazioni storico culturali, anche ariana, celtica, romana,ecc…. e ineludibilmente primo territorio italiano Patrimonio Ereditario dell’ Umanità –UNESCO- fatto sacralizzato nella croce camuna simbolo della unità comunitaria lombarda nella bandiera della Regione Lombardia.
Le croci camune incise nelle pietre delle sue valli dicono di una storia bresciana, multiforme di relazioni, scritta nella pietra da oltre diecimila anni

Oggi Brescia è candidata ‘unica italiana 2008’, non da sola ma secondo la sua natura più intima di relazioni ‘in rete’, ad essere quale città regale longobarda, con la sua city che ruota attorno al Monastero Reale Longobardo di Santa Giulia, voluto dall’ultimo Re dei Longobardi, il bresciano Desiderio, ad essere, per la seconda volta, sito di Patrimonio Ereditario dell’Umanità UNESCO.

Essere ‘in rete’ significa: Brescia quale punto riconosciuto, di grande significato, dentro quel corridoio geoculturale europeo che va sotto il nome di Longobardia-una regione virtuale europea- che ricorda anche ai giovani italiani-europei di oggi (come ha ricordato a quelli di ieri e come ricorderà a quelli di domani italiani-europei-world) il percorso dei loro antenati, di cui abbiamo ereditato segni di Dna, come ci ricordano le nuove ricerche di archeopatologia che interessano e interesseranno, sempre di più, le terre di sepoltura bagnate dai mari scandinavi sino a quelle terre bagnate dalle acque mediterranee dello Ionio.

Duplice quindi il riferimento a Patrimonio Ereditario dell’Umanità -Unesco- di Brescia e conseguentemente punto ineludibìle per chi si accosterà all’Expo che sarà-per tabulas- fatto noncommerciale mondiale nel 2015. Così di fatto Brescia è, sin da oggi posta, per continuità di una stagione epocale che interessa la Lombardia, ad essere punto di riferimento come Capitale Europea Cultura per l’anno 2019 (auspicando la collaborazione con altri siti Unesco quali quelli di VERONA e MANTOVA che con Trento si incontrano -tutti- sulle rive dello splendido Benaco).
Inoltre, va ricordato, che ogni singolo anno dal 2009 sino al 2018 (di effettuazione dell’evento voluto dalla U.E. di Capitale Europea della Cultura) offrirà occasioni di senso (cioè che hanno una ragione di fondo di esistere) per relazionarsi con le Genti che abitano i Paesi europei essendo infatti tutte Nazioni che stanno dentro, per storia millanria, il corridoio geoculturale europeo Longobardia –una regione virtuale europea-.

Relazioni non solo di lavoro, di scuola… ma di città, di persone umane singole e associate, diverse, oggi e domani, non solo nel genere ma anche nella religione, nel colore, nelle lingue nelle tradizioni, ….
Relazioni che vanno portate a mostrarsi e a dire, e che diranno e mostreranno, sempre più, del Bene del “ConVivere” in un futuro europeo e mondiale.
Relazioni per conoscerci? Si, anche, ma non solo nelle nostre miserie in cui oggi ci conosciamo, sin troppo bene, ma generando in modo creativo –plurime, innovative e adeguate- feconde occasioni di incontro in ogni ambito possibile del ConVivere, secondo usi e scopi civili.

Relazionarsi su temi -distinti ma non separati- europei, che bene stanno dentro il perimetro della Brescia interculturale di oggi, quali quelli di ‘genere’, della ‘nonviolenza’, del ‘lavoro e archeologia industriale’, dei ‘Beni Comuni’, di ‘rendicontazioni evolute sulla fecondità’ tra ‘il dire’ ed ‘il fare’ di tutti e di ciascuno.

Si pensa ad un Futuro capace di declinarsi mano a mano, ogni anno, capace di verificarsi nel Expo Universale noncommerciale del 2015 per compiersi nel 2019. Un Futuro in cui la Cultura, intesa sia come erudizione, sia come fatto pedagogico e come fatto antropologico, leghi la multiculturalità della storia bresciana al futuro della cultura europea alla educazione al ‘Diritto’ della nonviolenza.

Pertanto il Forum delle Associazioni di promozione del Turismo Sociale, con gli altri Forum e con l’ Associazione Longobardia, possono e vogliono concorrere a definire la forma organizzativa capace dispiegare la struttura coinvolgente il Pubblico, il Profit ed il Terzo Settore per dare corpo alla cura della coltivazione, da qui all’Expo 2015 e sino al traguardo 2019, di Brescia quale Capitale Europea della Cultura e oltre.

martedì 14 ottobre 2008

Raccomandazione UNESCO alle Nazioni tutte, nessuna esclusa (1974)

Raccomandazione dell'UNESCO sull'educazione per la comprensione, la cooperazionee la pace internazionali e sull'educazione relativa ai diritti umani e alle libertà fondamentali adottata dalla


Conferenza Generale dell'UNESCO il 23 novembre 1974


La Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, riunita a Parigi dal 17 ottobre al 23 novembre 1974 alla sua diciottesima sessione,

Consapevole della Responsabilità che incombe agli stati di conseguire attraverso l'educazione gli obiettivi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, l'Atto costitutivodell'Unesco, la Dichiarazione universale dei diritti umani e le Convenzioni di Ginevra per la protezione delle vittime della guerra del 12 agosto 1949, al fine di promuoverela comprensione, la cooperazione e la pace internazionali nonché il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali,

Riaffermando la responsabilità che incombe all'Unesco di suscitare e sostenere ogni azione mirante ad assicurare l'educazione di tutti per l'avveramento della giustizia, della libertà, dei diritti umani e della pace,

Constatando tuttavia che l'azione esercitata dall'Unesco e dai suoi stati membri non raggiunge che una piccolissima parte della massa vieppiù crescente degli scolari, degli studenti, dei giovani e agli adulti intenti alla loro educazione nonché degli educatori, e che i programmi e i metodi dell'educazione a vocazione internazionale non corrispondono sempre ai bisogni e alle aspirazioni dei giovani e degli adulti che vi partecipano,

Constatando d'altronde che in numerosi casi la distanza tra gli ideali proclamati, le intenzioni dichiarate e la realtà è sempre grande,

Dopo aver deciso, in occasione della diciassettesima sessione, che questa educazione sarebbe stata oggetto di una raccomandazione agli stati membri,


Adotta il 19 novembre 1974 la presente raccomandazione.

La Conferenza generale raccomanda agli stati membri di applicare le seguenti disposizioni, sotto forma di legge nazionale o in altro modo, secondo la pratica costituzionale di ciascuno stato allo scopo di dare effetto, nei territori sotto la rispettiva giurisdizione, ai principi formulati nella presente raccomandazione.

La Conferenza generale raccomanda agli stati membri di far conoscere la presente raccomandazione sia alle autorità, ai servizi o organismi responsabili dell'educazione scolastica, superiore e extra-scolastica, sia alle diverse organizzazioni che svolgono una azione educativa tra i giovani e gli adulti come i movimenti di studenti e di gioventù, le associazioni di genitori degli alunni, i sindacati degli insegnanti e le altre parti interessate.

La Conferenza generale raccomanda agli stati membri di presentare, alle date e nelle forme che essa determinerà rapporti concernenti il seguito da essi dato alla presente raccomandazione.

I. Ai fini della presente raccomandazione:
1. a) la parola "educazione" designa il processo globale della società attraverso il quale le persone e i gruppi sociali imparano ad assicurare consapevolmente, all'interno della comunità nazionale e internazionale e a beneficio di questa, lo sviluppo integrale della loro personalità delle loro capacità, delle loro attitudini e del loro sapere. Questo processo non si limita ad azioni specifiche;
b) i termini "comprensione", "cooperazione" e "pace internazionali" devono essere considerati come un tutto indivisibile fondato sul principio delle relazioni amichevoli tra popoli e stati aventi sistemi sociali e politici diversi e sul rispetto dei diritti umanie delle libertà fondamentali. Nel testo della presente raccomandazione, le diverse accezioni di questi termini sono talora riunite in una espressione succinta,"educazione a vocazione internazionale";

c) i "diritti umani" e le "libertà fondamentali" sono quelli enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nei Patti internazionali sui diritti economici sociali e culturali e sui diritti civili e politici.

II. Campo d'applicazione
2. La presente raccomandazione si applica a tutte le fasi e le forme di educazione.


III. Principi direttivi
3. L'educazione deve ispirarsi ai fini enunciati nella Carta delle Nazioni Unite nell'Atto costitutivo dell'Unesco e nella Dichiarazione universale dei diritti umani, inparticolare all'articolo 26. 2, di quest'ultima che recita: ((L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace)).

4. Al fine di mettere ogni persona in grado di contribuire attivamente alla realizzazione degli scopi indicati al par. 3, e di promuovere la solidarietà e lacooperazione internazionali, che sono indispensabili per risolvere i problemi mondialiche toccano la vita degli individui e delle comunità e l'esercizio delle libertà e deidiritti fondamentali, i seguenti obiettivi dovrebbero essere considerati come principi direttivi della politica dell'educazione:

a) una dimensione internazionale e una prospettiva mondiale dell'educazione a tutti i livelli e in ogni sua forma;
b) la comprensione e il rispetto di tutti i popoli, delle loro civiltà, dei loro valori e dei loro modelli di vita, comprese le culture delle etnie nazionali e quelle delle altre nazioni;
c) la consapevolezza della crescente interdipendenza mondiale dei popoli e delle nazioni;
d) la capacità di comunicare con gli altri;
e) la consapevolezza non solo dei diritti, ma anche dei doveri che gli individui, i gruppi sociali e le nazioni hanno gli uni verso gli altri;
f) la comprensione della necessità della solidarietà e della cooperazione internazionali;
g) la volontà degli individui di contribuire a risolvere i problemi delle loro comunità, dei loro paesi e del mondo.

5. Coniugando insieme l'apprendimento, la formazione, l'informazione e l'azione,l'educazione a vocazione internazionale dovrebbe favorire l'appropriato sviluppo cognitivo e affettivo dell'individuo. Essa deve sviluppare il senso delle responsabilità sociali e della solidarietà con i gruppi meno favoriti e stimolare al rispetto del principio di eguaglianza nel comportamento quotidiano. Essa dovrebbe anche contribuire a sviluppare qualità, attitudini e competenze che permettano all'individuo di pervenire a una conoscenza critica dei problemi nazionali e internazionali, di comprendere ed esprimere fatti, opinioni e idee di lavorare in gruppo; di accettare la libera discussione e di parteciparvi, di osservare le regole elementari di procedura applicabili ad ogni dibattito e di fondare i propri giudizi di valore e le proprie decisioni sull'analisi razionale del fatto e dei fattori pertinenti.

6. L'educazione deve mettere l'accento sull'inammissibilità del ricorso alla guerra di espansione, di aggressione e di dominio, alla forza e alla violenza repressiva e indurreogni persona a comprendere e assumere le responsabilità che le incombono per il mantenimento della pace. Essa deve contribuire alla comprensione internazionale, al rafforzamento della pace mondiale e all'azione nella lotta contro il colonialismo, il neocolonialismo in tutte le loro forme e manifestazioni e contro ogni genere di razzismo, di fascismo e di nonché contro ogni altra ideologia che si ispiri all'odio nazionale o razziale e che sia contraria agli obiettivi di questa raccomandazione.

IV. Politica, programmazione e amministrazione nazionali
7. Ogni stato membro dovrebbe formulare e applicare una politica nazionale avente per oggetto quello di accrescere l'efficacia del 'educazione in ogni sua forma e di rafforzare il contributo dell'educazione alla comprensione e alla cooperazione internazionali, al mantenimento e allo sviluppo di una pace giusta all'instaurazione della giustizia sociale al rispetto e all'applicazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e alla eliminazione dei pregiudizi, delle concezioni erronee, delle ineguaglianze e di tutte le forme di ingiustizia che ostacolano la realizzazione di questi fini.

8. Gli Stati membri, con la collaborazione delle commissioni nazionali, dovrebbero adottare misure di coordinamento e di cooperazione allo scopo di potenziare gli sforzi dei ministri o dei servizi, al fine di elaborare e realizzare programmi di azioneconcertati in materia di educazione a vocazione internazionale.

9. Gli stati membri dovrebbero, nel quadro delle loro disposizioni costituzionali,fornire il sostegno finanziario, amministrativo, materiale e morale necessario amettere in atto la presente raccomandazione.

V. Aspetti particolari dell'apprendimento, della formazione e dell'azione
Campo etico e civico
10. Gli stati membri dovrebbero prendere le necessarie misure per rafforzare e sviluppare nell'apprendimento e nella formazione, attitudini comportamenti fondati sul riconoscimento dell'eguaglianza e della necessità dell'interdipendenza delle nazioni e dei popoli.

11. Gli stati membri dovrebbero fare in modo che i principi della Dichiarazioneuniversale dei diritti umani e quelli della Convenzione internazionale perl'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale divengano parte integrantedella personalità di ogni bambino, adolescente giovane o adulto, man mano che essasi espande, applicando questi principi nella realtà quotidiana dell'educazione ai varilivelli e in ogni sua forma, permettendo così ad ogni individuo di contribuire per partesua, a rinnovare e a diffondere l'educazione nel senso indicato.

12. Gli stati membri dovrebbero incitare gli educatori a realizzare, in collaborazionecon gli alunni, i loro genitori, le organizzazioni interessate e la comunità, metodi iquali, facendo appello all'immaginazione creativa dei bambini e degli adolescenti ealle loro attività sociali, li preparino ad esercitare i loro diritti e le loro libertà, nelriconoscimento e nel rispetto dei diritti altrui e ad adempiere alle loro funzioni nellasocietà.

13. Gli stati membri dovrebbero promuovere, ad ogni stadio di istruzione unapprendimento civico attivo che consenta ad ogni persona di conoscere ilfunzionamento e le attività delle istituzioni pubbliche, sia locali che nazionali einternazionali, di iniziarsi alle procedure idonee a risolvere questioni fondamentali e apartecipare alla vita culturale della comunità e alla vita pubblica. Ovunque ciò siapossibile, questa partecipazione dovrebbe sempre più legare tra loro l'insegnamento e l'azione in vista della soluzione dei problemi che si pongono ai livelli locale, nazionale e internazionale.

14. L'educazione deve comprendere l'analisi critica dei fattori storici e attuali di carattere economico e politico che sono alla base delle contraddizioni e delle tensioni tra i paesi, nonché lo studio dei mezzi atti a superare queste contraddizioni che sono effettivamente di ostacolo alla comprensione e alla vera cooperazione internazionale allo sviluppo della pace mondiale.

15. L'educazione deve mostrare quali sono i genuini interessi dei popoli e la loro incompatibilità con quelli dei gruppi che monopolizzano il potere economico epolitico, praticando lo sfruttamento e fomentando la guerra.

16. La partecipazione degli studenti all'organizzazione delle varie fasi e dell'intera impresa educativa dovrebbe essere considerata di per sé come un fattore di educazione civica e un
elemento fondamentale dell'educazione a vocazione internazionale.

Campi culturali
17. Gli stati membri dovrebbero promuovere, ai diversi stadi e nei diversi tipi di educazione, lo studio delle varie culture, delle loro prospettive e dei diversi modelli divita in modo da favorire il reciproco apprezzamento delle loro rispettive particolarità nonché lo studio delle loro reciproche influenze. Questo studio dovrebbe soprattutto attribuire la dovuta importanza all'insegnamento delle lingue, delle civiltà e del patrimonio culturale di altri paesi al fine di promuovere la comprensione internazionale e interculturale.

Studio dei principali problemi dell'umanità
18. L'educazione dovrebbe tendere, allo stesso tempo, alla eliminazione dei fattori che perpetuano e aggravano i grandi problemi che investono la sopravvivenza e il benessere della specie umanaineguaglianza, ingiustizia, relazioni internazionali fondate sull'uso della forza- eall'adozione di misure di cooperazione internazionale intese a facilitarne la soluzione.

L'educazione che a questo riguardo, deve necessariamente essere interdisciplinare dovrebbe vertere, per esempio, sulle seguenti questioni:
a) l'eguaglianza dei diritti di tutti i popoli, e il diritto dei popoli all'autodeterminazione;
b) il mantenimento della pace; i vari tipi di guerra, le loro cause e i loro effetti; il disarmo, l'inammissibilità dell'impiego della scienza e della tecnica a fini di guerra el'utilizzazione della scienza e della tecnica al servizio della pace e del progresso; lanatura e gli effetti dei rapporti economici, culturali e politici tra paesi e l'importanza del diritto internazionale per questi rapporti, in particolare per il mantenimento della pace;
c) l'azione mirante ad assicurare l'esercizio e il rispetto dei diritti umani compresi quelli dei rifugiati; il razzismo e la sua eliminazione; la lotta contro ladiscriminazione nelle sue varie forme;
d) la crescita economica e lo sviluppo sociale e i loro rapporti con la giustizia sociale;il colonialismo e la decolonizzazione; le modalità dell'aiuto ai paesi in via disviluppo; la lotta contro l'analfabetismo, la lotta contro la malattia e la fame, la lottaPer una migliore qualità della vita e per un livello di salute il più elevato possibile; la crescita della popolazione e i problemi ad essa relativi;
e) l'utilizzazione, la gestione e la conservazione delle risorse naturali; l'inquinamento dell'ambiente;
f) la salvaguardia del patrimonio ereditario culturale dell'umanità;
g) il ruolo e le modalità dell'azione esercitata nel sistema delle Nazioni Unite alloscopo di risolvere tali problemi e le possibilità di rafforzare e favorire questa azione.

19. Misure dovrebbero essere prese per sviluppare lo studio delle scienze e delle discipline che si riconducono direttamente all'esercizio delle funzioni e delle responsabilità sempre più diversificate implicate dalle relazioni internazionali.

Altri ambiti
20. Gli stati membri dovrebbero incoraggiare le autorità responsabili e gli educatori adare all'educazione concepita nel senso della presente raccomandazione, un contenuto interdisciplinare, incentrato su problemi concreti, che risponda alla complessità delle questioni che l'applicazione dei diritti umani e la cooperazione internazionalepongono, e che faccia capire le nozioni di influenza reciproca, di mutuo sostegno e disolidarietà. Tali programmi dovrebbero fondarsi su adeguate ricerche e esperienze oltre che sull'individuazione di obiettivi di educazione ben definiti.

21. Gli stati membri dovrebbero fare il loro possibile affinché l'azione educativa internazionale benefici di attenzione e di mezzi speciali allor quando essa si realizzanelle situazioni sociali particolarmente delicate o esplosive, per esempio laddoveesistono palesi ineguaglianze in materia di opportunità di accesso all'istruzione.VI. Azione nei vari settori dell'educazione

VI.Azione nei vari settori dell'educazione.
22. Accresciuti sforzi dovrebbero essere fatti per sviluppare e dare una dimensione internazionale e interculturale ad ogni stadio e ad ogni forma dell'educazione.
23. Gli stati membri dovrebbero mettere a profitto l'esperienza acquisita dalle scuoleassociate le quali applicano, con l'aiuto dell'Unesco, programmi di educazione avocazione internazionale. Coloro che si occupano delle scuole associate negli stati membri dovrebbero rafforzare e rinnovare i loro sforzi per estendere il programma ad altre istituzioni educative e impegnarsi a divulgare i loro sforzi per estendere il programma ad altre istituzioni educative e impegnarsi a divulgarne i risultati. Negli altri stati membri, analoga azione dovrebbe essere intrapresa il più presto possibile. L'esperienza acquisita da altre istituzioni educative che hanno realizzato con successo programmi di educazione a vocazione internazionale dovrebbe essere studiata e diffusa.

24. Gli stati membri dovrebbero promuovere, nell'educazione prescolare man manoche essa si sviluppa, la pratica di attività concepite secondo gli scopi dellaraccomandazione, dato che gli atteggiamenti fondamentali, per esempio quelli che sicollegano alla razza, si formano spesso nell'età prescolare. A questo riguardo, l'atteggiamento dei genitori dovrebbe essere considerato quale fattore essenziale della formazione dei bambini e, nell'educazione degli adulti richiamata al paragrafo 30 bisognerebbe dedicarsi in particolare a preparare i genitori al loro ruolo nell'educazione prescolare. La scuola primaria dovrebbe essere concepita e organizzata come un ambiente sociale con valori e realtà proprie, dove diverse situazioni, comprese quelle dei giochi, permettano ai bambini di prendere coscienza del loro diritti, di affermarsi nella libertà accettando le loro responsabilità e sviluppare e migliorare attraverso l'esperienza diretta il loro sentimento d'appartenenza a comunità sempre più ampie famiglia, scuola, comunità locale, nazionale, mondiale.

25. Gli stati membri dovrebbero stimolare le autorità interessate nonché gli insegnantie gli studenti a riesaminare periodicamente i mezzi attraverso i quali l'educazione post-secondaria e universitaria deve essere migliorata al fine di meglio contribuire aconseguire gli obiettivi della presente raccomandazione.

26. Gli studi superiori dovrebbero comportare per tutti gli studenti la realizzazione diattività di formazione e di apprendimento civico che affinino la loro conoscenza deiprincipali problemi che essi dovranno contribuire a risolvere, diano loro possibilità diazione diretta e continuativa m vista della soluzione di questi problemi e migliorino illoro senso della cooperazione internazionale.
27. Le istituzioni di istruzione post-secondaria, soprattutto le università, per il fatto che esse interessano un numero crescente di persone, dovrebbero realizzare programmi di educazione a vocazione internazionale per adempiere alla più ampia missione che loro incombe in materia di educazione permanente e dovrebbero, in tuttii loro insegnamenti, adottare un approccio globale. Facendo appello a tutti i mezzi di informazione di cui dispongono esse dovrebbero offrire occasioni e mezzi diapprendimento nonché attività che rispondano alle preoccupazioni, alle aspirazioni e ai problemi reali della popolazione.

28. Le istituzioni di istruzione post-secondaria dovrebbero mettere a profittometodicamente per sviluppare lo studio e la pratica della cooperazione internazionale,forme di azione internazionale che sono inerenti al loro ruolo, per esempiol'accoglienza di professori e di studenti stranieri e la cooperazione professionale traprofessori e equipes di ricercatori nel diversi paesi. In particolare, gli ostacoli diordine linguistico, sociale, affettivo e culturale, le tensioni, gli atteggiamenti e gli attiche investono allo stesso tempo lo studente straniero e l'istituzione di accoglienzadovrebbero costituire l'oggetto di studi e di attività sperimentali.

29. Ad ogni stadio, gli studi professionali specializzati dovrebbero comportare unaformazione che permetta agli studenti di capire il loro ruolo e quello della loroprofessione nello sviluppo delle rispettive società, nella promozione della cooperazione internazionale, nel mantenimento e nello sviluppo della pace, e diadempiere attivamente al loro ruolo appena possibile.

30. Qualunque siano i fini e le forme dell'educazione extrascolastica, compresa l'educazione degli adulti, queste attività dovrebbero ispirarsi alle seguenti considerazioni:

a) tutti i programmi di educazione scolastica dovrebbero, quanto più possibile,avvalersi di un approccio mondiale e contenere adeguati elementi morali, civici,culturali e scientifici dell'educazione a vocazione internazionale;
b) tutte le parti interessate dovrebbero far confluire i loro sforzi in vista di orientare edi utilizzare i mezzi della comunicazione di massa, di auto-educazione e diinsegnamento reciproco nonché le istituzioni come i musei e le biblioteche pubblicheper fornire all'individuo conoscenze pertinenti, suscitare in lui atteggiamenti e unavolontà di azione favorevoli e far conoscere e capire le campagne e i programmieducativi elaborati conformemente agli obiettivi della presente raccomandazione;
c) le parti interessate, pubbliche e private dovrebbero sforzarsi di mettere a profitto le situazioni e le occasioni propizie offerte, per esempio, dalle attività sociali e culturali dei centri e dei clubs di giovani, delle case della cultura, dei centri comunitari o dei sindacati, gli incontri e i festivals dei giovani, le manifestazioni sportive, i contatti con i turisti, studenti o migranti, e, più in generale, gli scambi di persone.

31. Misure dovrebbero essere prese per facilitare la creazione e lo sviluppo di organizzazioni quali le associazioni di studenti e di insegnanti per le Nazioni Unite, i clubs di relazioni internazionali e i clubs Unesco, che dovrebbero essere associati alla elaborazione e alla realizzazione di programmi coordinati di educazione a vocazione internazionale.

32. Gli stati membri dovrebbero sforzarsi di fare in modo che ad ogni stadio dell'educazione scolastica ed extrascolastica, le attività orientate verso gli obiettivi della presente raccomandazione, siano coordinate e costituiscano un insieme coerente nell'ambito dei programmi di insegnamento dei vari livelli e tipi di istruzione, di apprendimento e di formazione. I principi di cooperazione e di associazioni che sono inerenti alla presente raccomandazione dovrebbero essere applicati a tutte le attività educative.

VII. Preparazione degli educatori
33. Gli stati membri dovrebbero migliorare costantemente i mezzi idonei a prepararee abilitare gli educatori e le altre categorie del personale educativo ad esercitare illoro ruolo nel perseguimento degli obiettivi della presente raccomandazione edovrebbero a questo fine:

a) sviluppare presso gli educatori le motivazioni della loro ulteriore azione: adesione all'etica dei diritti umani e all'obiettivo di cambiare la società allo scopo di realizzare i diritti umani, di inculcare la percezione della ricchezza che la diversità delle culture apporta ad ogni persona, gruppo o popolo;
b) offrire un bagaglio di conoscenze interdisciplinari sui problemi mondiali e dellacooperazione internazionale, soprattutto in virtù di un lavoro relativo alla soluzione diquesti problemi;
c) preparare gli stessi educatori a partecipare attivamente alla elaborazione diprogrammi di educazione a vocazione internazionale, di strumenti e di materialieducativi, tenendo conto delle aspirazioni degli alunni e in stretta collaborazione conessi;
d) realizzare esperienze implicanti l'impiego di metodi attivi di educazione eassicurare almeno l'acquisizione di tecniche elementari di valutazione, in particolarequelle che sono applicabili al comportamento sociale e agli atteggiamenti dei bambini, degli adolescenti e degli adulti;
e) fare acquisire all'educatore atteggiamenti e competenze come il desiderio e lacapacità di innovare in materia di pedagogia e di perseguire la propria formazione, la pratica del lavoro in équipe e dello studio interdisciplinare, la conoscenza della dinamica dei gruppi e l'attitudine a creare occasioni favorevoli e trarne profitto;
f) suscitare lo studio di esperienze di educazione a vocazione internazionale e soprattutto di esperienze innovative fatte in altri paesi e fornire agli interessati, quanto più possibile, occasioni dl mettersi direttamente in contatto con educatori stranieri.

34.Gli stati membri dovrebbero dare al personale preposto alla direzione, al reclutamento e al sostegno pedagogico - soprattutto le ispettrici e gli ispettori i consiglieri pedagogici, le direttrici e i direttori di scuola normale, le organizzatrici e gli organizzatori di azioni educative per giovani e adulti - formazione, informazione e consigli che li pongano nella condizione di aiutare gli educatori a operare nel senso degli obiettivi della presente raccomandazione tenendo conto delle aspirazioni della gioventù relative ai problemi internazionali e dei nuovi metodi pedagogici suscettibili di migliorare le possibilità di soddisfare queste aspirazioni. A questo fine, stages ocorsi di perfezionamento incentrati sull'educazione a vocazione internazionale o interculturale dovrebbero essere organizzati per riunire i membri di questo personale; altri stages o corsi potrebbero permettere al personale di reclutamento e agli educatoridi incontrare altri gruppi interessati quali i genitori degli alunni, gli alunni e i sindacati di insegnanti. In ragione del cambiamento profondo del ruolo dell'educazione che si imporrà progressivamente i risultati delle esperienze di riforma delle strutture e delle relazioni gerarchiche nelle strutture educative dovrebbero ripercuotersi nella formazione, nell'informazione e nei consigli dati agli educatori.

35. Gli stati membri dovrebbero vegliare a che ogni programma di perfezionamento degli educatori in servizio e del personale direttivo abbia contenuti di educazione a vocazione internazionale e offra agli interessati la possibilità di comparare i risultati delle loro esperienze in questo settore.

36. Gli stati membri dovrebbero incoraggiare e facilitare gli stages di studi e di perfezionamento pedagogico all'estero, soprattutto mediante la concessione di borse e operare affinché questi corsi siano riconosciuti come elementi del processo ordinario di formazione iniziale di "licenza", di perfezionamento e di promozione degli educatori.

37. Gli stati membri dovrebbero organizzare o facilitare gli scambi bilaterali di educatori ad ogni livello di istruzione.

VIII. Mezzi e materiali di educazione
38. Gli stati membri dovrebbero accrescere i loro sforzi tesi a facilitare il rinnovamento, la produzione, la diffusione e lo scambio dei mezzi e del materiale di educazione a vocazione internazionale accordando una attenzione particolare al fatto che in numerosi paesi gli alunni e gli studenti acquisiscono l'essenziale della loro conoscenza delle questioni internazionali grazie ai mezzi di informazione di massa aldi fuori delle strutture di insegnamento. Per soddisfare i bisogni espressi da coloro che sono interessati dall'educazione a vocazione internazionale, questi sforzi dovrebbero avere per oggetto principale quello di rimediare alla penuria di sussidi pedagogici e di migliorarne la qualità. L'azione dovrebbe essere rivolta ai seguenti punti:

a) converrebbe utilizzare in modo appropriato e costruttivo tutta la gamma di mezzi edi strumenti disponibili, dal libro di classe alla televisione, oltre che le nuove tecnologie dell'educazione;
b) l'insegnamento dovrebbe comportare un elemento educativo relativamente ai mezzi di comunicazione di massa allo scopo di aiutare gli alunni a scegliere e ad analizzare le informazioni, diffuse da questi mezzi;
c) converrebbe utilizzare nei libri di classe e in tutti gli altri sussidi un approcciomondiale incorporandovi contenuti internazionali che possano servire di riferimentoper la presentazione degli aspetti locali e nazionali di vari argomenti e che illustrino soprattutto la storia scientifica e culturale dell'umanità, senza dimenticarel'importanza delle arti plastiche e della musica, in quanto elementi idonei a favorire la mutua comprensione di culture diverse;
d) bisognerebbe elaborare nella o nelle lingue di insegnamento del paese, documentie materiale audiovisivo di carattere interdisciplinare che illustrino i principaliproblemi dell'umanità e mettano in evidenza per ognuno di essi la necessità e la realtà concreta della cooperazione internazionale, avvalendosi della documentazione fornita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, dall'Unesco e da altre istituzioni specializzate
e) documenti e altro materiale illustrante la cultura, il modello di vita e i grandi problemi di ogni paese nonché la partecipazione ad azioni di interesse mondiale dovrebbero essere elaborati e comunicati agli altri paesi;

39. Gli stati membri dovrebbero favorire l'adozione di misure appropriate affinché i materiali di educazione, e particolarmente i manuali non contengano elementi atti asuscitare l'incomprensione, il sospetto, le reazioni del razzismo, il disprezzo o l'odio nei confronti di altri gruppi o popoli. Questi materiali dovrebbero fornire ampie conoscenze di base che aiutino gliinsegnanti a discernere nelle informazioni e nelle idee diffuse attraverso i mezzi di comunicazione di massa quelle che paiono andare nella direzione dei fini della presente raccomandazione.

40. Ogni stato membro dovrebbe creare o contribuire a creare, nella misura dei suoi bisogni e delle sue possibilità, uno o più centri di documentazione scritta e audiovisiva concepita secondo gli obiettivi della presente raccomandazione e adattata alle diverse forme e ai diversi stadi di educazione. Questi centri dovrebbero essere concepiti in modo da promuovere la riforma dell'educazione a vocazione internazionale, soprattutto grazie alla elaborazione e alla diffusione di idee e di materiale innovativi, e servirebbero inoltre a organizzare e facilitare gli scambi di informazioni con altri paesi.

IX. Ricerca e sperimentazione
41. Gli stati membri dovrebbero suscitare e sostenere la ricerca sui fondamenti, i principi direttivi, le modalità e gli effetti dell'educazione a vocazione internazionale esulle innovazioni e le attività sperimentali intraprese in questo settore, per esempionelle scuole associate. Questa azione richiede il concorso di università, di organismi edi centri di ricerca, di scuole ordinarie, di centri di formazione per l'educazione degli adulti, e di organizzazioni nongovernative competenti.

42. Gli stati membri dovrebbero adottare ogni appropriata misura affinché gli educatori e le varie autorità interessate facciano basare su solidi fondamenti psicologici e sociologici l'educazione a vocazione Internazionale, applicando irisultati delle ricerche effettuate in ogni paese sulla formazione e l'evoluzione degli atteggiamenti e dei comportamenti favorevoli o sfavorevoli, sui mutamenti di atteggiamento, sulle interazioni tra sviluppo della personalità e educazione e sugli effetti positivi o negativi dell'azione educativa. Una parte importante di queste ricerche dovrebbe vertere sulle aspirazioni dei giovani relative ai problemi e alle relazioni di ordine internazionale.

X. Cooperazione internazionale
43. Gli stati membri dovrebbero considerare che essi hanno la responsabilità di promuovere la cooperazione internazionale per lo sviluppo della educazione a vocazione internazionale. Per la realizzazione di questa raccomandazione, gli stati membri dovrebbero astenersi di intervenire sulle questioni che rientrano negli affari interni di uno stato, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite. Essi dovrebbero dimostrare attraverso la loro azione che la messa in opera della presente raccomandazione costituisce di per sé uno sforzo di comprensione e di cooperazione internazionali. Per esempio, essi dovrebbero organizzare o aiutare le autorità e le organizzazioni nongovernative competenti a organizzare in numero crescente riunioni e sessioni di studi internazionali sull'educazione a vocazione internazionale, rafforzare i loro programmi di accoglienza degli studenti, ricercatori, insegnanti e di educatori stranieri; sviluppare le visite reciproche di scolari e gli scambi di studenti e di insegnanti, estendere e intensificare gli scambi di informazioni sulle culture e i modelli di vita, far tradurre o adattare e diffondere l'informazione e i suggerimentiprovenienti da altri paesi.

44. Gli stati membri dovrebbero incoraggiare, con l'aiuto dell'Unesco, la cooperazione tra le loro scuole associate e quelle di altri paesi, allo scopo di sviluppare i vantaggi reciproci che esse presentano in una allargata prospettiva internazionale.

45. Gli stati membri dovrebbero incoraggiare l'intensificazione di scambi di manuali, in particolare di manuali di storia e di geografia, e nei casi appropriati adottare misure - se possibile, stipulando accordi bilaterali e multilaterali - per l'esame e la revisione reciproche di manuali e altri strumenti educativi, al fine di assicurarsi che questi siano veritieri, equilibrati, aggiornati e imparziali e contribuiscano a rafforzare la conoscenza e la comprensione reciproca dei vari popoli.

note per recensione I SISTEMI CULTURALI TERRITORIALI a cura di F. Nigro, carocci ed.,RM,.'06


Convenzione Europea del Paesaggio (cons. d'europa Firenze 20.ott.2000) art.1/a

definizione di paesaggio:" una determinata parte del territorio, così come percepita dalle popolazioni il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni"

Identificazione dei sistemi culturali territoriali (SCT): che il SCT abbia una immagine riconoscibile in termini di caratterizzazione paesistico-ambientale; effettiva integrazione delle risorse culturali evitando rischi di isolamento e distacco dal contesto territoriale e conseguente possibile perdita si senso (ndr narrazione pertinente adeguata); relazione tra proprietà culturale di mutua identificazione -common sense of places- e di pubblica consapevolezza; valori paesistico -ambientali idonei a rispondere alle attese di potenziali visitatori.

Riferimenti metodologici principali di carattere generale:
1.criteri UNESCO ('92) per i paesaggi culturali da includere nella lista WORLD CULTURAL HERITAGE;
2.criteri della convenzione europea;
3. criteri di landscape ecology;
4.riconoscimento di 'unità di paesaggio'.

Venezia, 1970 Renè Maheu allora direttore generale UNESCO disse alla Conferenza intergovernativa:" ... il centro di gravità della nozione di sviluppo si è spostato dall'assetto economico a quello sociale fino a giungere a quello culturale..."

Mondialcult città del Messico. '82 CULTURA:"...come insieme di tratti distintivi ..." di tutto con il tutto, con la vita vissuta e da vivere ...

SCT, come costrutto progettuale, con caratteri di: complessità, relazionalità, progettualità, cooperazione. Con idea-forzaportante (ndr narrazione) come, per chi, e se no?

Recensione di ETNIE SENZA FRONTIERE di Franco Fornasaro, vattori ed.,udine,'95


Franco Fornasaro è nato a Trieste nel 1952 e vive con la famiglia e lavora, titolare di prestigiosa Farmacia, a Cividale del Friuli (UD) l'antica Forum Iulii. E' autore di numerose pubblicazioni scientifiche e culturali.

Così lo presenta il suo editore, Roberto Vattori:" Quella di Franco Fornasaro è una produzione difficilmente collegabile a etichette, totalmente scevra da inclinazioni o mode."

" un flusso di tematiche delicate, dentro un percorso irto di rischi ... che tratta in maniera piana e analitica ... il più possibile storica e sociologica.... Un progetto culturale di ampio respiro che mira a superare antiche barriere etniche e nazionalistiche proponendo una lettura multimediale della storia appena trascorsa ... per affrontare un futuro ancora tutto da costruire: il mosaico EUROPA ..." (dal periodico Natiso)

"... perseguire un processo culturale di memoria storica ... apprendere non è altro che ricordarsi ... occorre conoscere tutto ciò che sia giusto riconoscere, precisare tutto ciò che sia saggio e storicamente necessario precisare, rimuovere .. incrostazioni ... per... percorrere .. strada di speranza e di pace ... di necessaria educazione all'interculturalità..."

"....necessaria educazione all'interculturalità ... ricordandosi che si difende l'ambiente se si difendono le culture che hanno creato quell'ambiente ... per cui la ricchezza sociale viene anche dall'accettazione della diversità e del pluralismo..."

Recensioni Padre Contardo Zorzin ocd amico del Ctg



Storia del Carmelo-luce sulla spiritualità carmelitana-, Mimep-Docete,Mi,'05

Valore storico delle leggende (pag.55)

..riteniamo non si possa fare storia raccontando soltanto dei fatti, citando nomi, date e contenuti quali si trovano nei documenti...

i fatti, da soli, senza il loro significato, senza il perchè accadono, o si fanno accadere, non esistono e, comunque, sono sempre ambigui ...

...l'espressione: valuto i fatti e non le intenzioni non è così seria come sembrerebbe ...

i fatti sono leggibili obbiettivamente se e soltanto se si conoscono le intenzioni di chi le compie... a fare la storia, prima dei fatti, sono i motivi che inducono gli uomini ad agire a compiere i fatti ... e secondo le diversità dei motivi gli stessi fatti 'cambiano'significato ed esprimono 'verità diverse' ... basta guardare un periodo in cui si è stati direttamente partecipi (almeno come spettatori) ci si persuade subito di quanta falsità venga affidata a documenti archiviati per la 'Storia' ...

...le popolazioni primitive non distinguono tra leggenda e storia... le leggende sono la lettura spirituale della storia ... quando cambia l'orientamento, anche di una sola vita, anche la leggenda va tenuta in seria considerazione ...

...al di là del fatto in sé, che potrebbe essere insignificante o al limite pura invenzione, la leggenda ci dà 'il senso' del fatto ne dice il perchè ... ed è questo perchè che a muovere la persona, il gruppo ... come i popoli ... verso un determinato traguardo, verso una determinata meta ...

note sul bel romanzo '...sulle orme del cavaliere...' di Franco Fornasaro



Franco Fornasaro, Sulle orme del cavaliere (romanzo), Ed. GMB, UD,'07

Un romanzo ambientato tra il XII ed il XIII sec. e i giorni nostri.

...una storia in cui si mescolano i sentimenti, le atmosfere le motivazioni e le ragioni di un lontano passato e di un vicino presente...

...le gesta del Cavaliere e di Felicita si intrecciano con i destini, le scelte ed i drammi moderni di Luca e Fatima ...

... i protagonisti si interrogano sui destini di un'Europa sempre più stanca ed incapace di vedere le novità che provengono da altre parti del mondo ...

note sulle Colture ed alimentazioni nei monasteri e conventi altomediovali conferenze di Franco Fornasaro


estratto da FORUM Iulii annuario del Museo Archeologico di Cividale del Friuli (UD) anno XXX(2006)
di Franco Fornasaro, Colture e alimentazione nel convento altomediovale.
...l'Impianto-Monastico in epoca Altomedioevale, oltre che essere un centro di importanza spirituale e morale, è ...
...un'entità da considerarsi in chiave sociale, naturalistica ed ecologica...
...come un'isola rifugiale, capace di svolgere un 'compito propulsivo' ...

lunedì 13 ottobre 2008

note per recensioni... appunti su analisi di "genere"



Tema importante per le 'donne': le 'decisioni riproduttive.

Indagini statistiche dicono che le donne italiane vorrebbero, in maggioranza, avere due o più figli, ma, per lo più, ne hanno solo UNO...

... invece le donne francesi -esprimono le stesse intenzioni- e ... le attuano... sì, le attuano ...
... 'attenzione' alla spesso cruda concretezza della vita quotidiana e dei suoi bisogni quotidiani .... e cioè 'attenzione' alla verità della quotidianità ... è prerequisito, non eludibile, all'uso delle parole ... libertà.... diritti .... qualità&stile di vita&delle relazioni tra le persone umane ...

... senza questa 'attenzione' alle spesso crude verità della quotidianità della vita tra donna&uomo ...vane possono risultare le istanze di cambiamento culturale e sociale profonde ... e così gli obiettivi concreti fondanti le azioni delle donne e degli uomini nella società ...