giovedì 9 ottobre 2008

UNESCO-Umanità per la Giustizia&Pace in tutti i continenti: Africa Asia America Australia Europa

colomba della pace e a dx sito UNESCO incisioni rupestri in SUDAFRICA


“Non ci può essere una pace sostenibile senza uno sviluppo sostenibile. Non ci può essere sviluppo senza un processo educativo che duri tutta la vita. Non ci può essere sviluppo senza democrazia, senza una distribuzione più equa delle risorse, senza l’eliminazione delle disuguaglianze che separano i paesi più avanzati da quelli meno sviluppati”.


Federico Mayor, Direttore Generale dell’UNESCO.



La cultura della pace è la pace in azione; è il rispetto dei diritti umani giorno per giorno; è il potere derivante da tre elementi che interagiscono tra loro: pace, sviluppo e democrazia.




Come cultura di vita, la cultura della pace consiste nel mettere in grado diversi individui di vivere insieme, di creare un nuovo senso di condivisione, una capacità di ascoltare, di essere realmente interessati gli uni agli altri e di assumersi responsabilità, all’interno di una società democratica capace di combattere la povertà e l’esclusione; allo stesso tempo, la cultura della pace garantisce l’uguaglianza politica, l’equità sociale e la diversità culturale.
Cinquant’anni dopo la fondazione dell’UNESCO, la cultura della pace valorizza quegli stessi principi che hanno ispirato la creazione dell’organizzazione e aiuta le persone in tutto il mondo ad essere capaci di vivere in conformità con essi. L’UNESCO svolge numerosi compiti, ma ha un’unica missione: la costruzione della pace. “L’obiettivo dell’organizzazione è di contribuire alla pace e alla sicurezza promuovendo la collaborazione tra le nazioni attraverso l’educazione, la scienza e la cultura, per incoraggiare il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali che vengono affermati per tutti i popoli del mondo, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione.” Articolo I dell’Atto Costitutivo dell’UNESCO
L’idea della cultura della pace è nata in AFRICA a Yamoussoukro (Costa d’Avorio) nel 1989, è stata adottata come Programma dell’organizzazione nel 1995 e si avvia oggi a divenire un movimento mondiale. Il suo scopo è quello di garantire il passaggio da una cultura di guerra, violenza, imposizione e discriminazione ad una cultura della non-violenza, del dialogo, della tolleranza e della solidarietà. Sia le singole persone che le istituzioni e gli stati stanno già prendendo parte a questo movimento. Molti soggetti - tra cui gruppi di donne e di giovani, insegnanti, sindaci, membri del parlamento, forze armate, mass media, giornalisti, figure religiose, rappresentanti dei popoli indigeni, artisti, ecc. - hanno già avviato degli importanti progetti in questa direzione.
Nel 1997, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2000 Anno Internazionale per la Cultura della Pace, e nel 1998 ha dichiarato il periodo 2001-2010 Decennio Internazionale per una Cultura di Pace e Nonviolenza per le Bambine e i Bambini del Mondo. Il Manifesto 2000 per una Cultura di Pace e Nonviolenza, elaborato dai vincitori del Premio Nobel per la Pace, è stato reso pubblico il 4 marzo, con un’iniziativa che ha segnato l’avvio di una campagna di sensibilizzazione pubblica di respiro mondiale per la promozione degli obiettivi dell’Anno Internazionale per la Cultura della Pace.

Nel proclamare il 2000 Anno Internazionale per la Cultura della Pace, l’obiettivo primario delle Nazioni Unite era quello di “mobilitare l’opinione pubblica a livello nazionale e internazionale, con l’obiettivo di costruire e promuovere una cultura di pace e di affermare il ruolo centrale che il sistema ONU potrebbe avere in questo processo”.
L’anno 2000, con tutti i valori simbolici legati all’avvento di un nuovo millennio, offre un’opportunità eccellente per il lancio di un Movimento Mondiale per la Cultura della Pace, basato sull’impegno individuale giorno per giorno, con il coinvolgimento delle istituzioni e delle organizzazioni a tutti i livelli, da quello internazionale a quello locale. Sono coinvolti anche gli stati e i governi, perché è necessario che vi sia una volontà politica precisa per la creazione e l’affermazione delle condizioni che permettono una pace di lunga durata.
Il Movimento Mondiale deve fondarsi su una definizione molto ampia di “cultura di pace”, basata “sul rispetto per i diritti umani, la democrazia e la tolleranza, sulla promozione dello sviluppo, sull’educazione alla pace, sulla libera circolazione delle informazioni e su una maggiore partecipazione delle donne”.
Questo significa che il movimento per una cultura di pace già esiste in tutto il mondo attraverso le azioni di molti individui, gruppi, organizzazioni e istituzioni. Infatti, le persone che oggi sono impegnate all’interno di organizzazioni umanitarie promuovono attraverso il proprio lavoro i valori della tolleranza e della solidarietà, rifiutando così proprio la nozione di “nemico”, che rafforza la cultura della guerra.
Chi combatte per la democrazia e i diritti umani, così come chi lavora per lo sviluppo, si oppone alla cultura di oppressione che soggiace agli assetti politici improntati all’autoritarismo, perché in entrambi i casi l’impegno è rivolto alla lotta contro l’esclusione e la povertà, che sono spesso la causa della violenza.
Il Movimento Mondiale deve quindi essere una “grande alleanza dei movimenti esistenti”, un processo capace di unire tutti coloro che hanno lavorato e lavoreranno nella direzione di questa trasformazione fondamentale delle nostre società. L’obiettivo è quello di mettere ogni persona o organizzazione nelle condizioni di contribuire a questo processo di trasformazione da una cultura di violenza ad una cultura di pace, in termini di valori, atteggiamenti e comportamenti individuali e anche a livello delle strutture istituzionali.
In ogni paese, città o quartiere la cultura della pace può essere affermata in molti modi diversi, lavorando per sradicare le profonde cause culturali della violenza e della guerra, come la povertà, l’esclusione, l’ignoranza e lo sfruttamento.
Nel promuovere questa “grande alleanza” a tutti i livelli della società, le Nazioni Unite e l’UNESCO stanno svolgendo la propria missione fondamentale. Essi si rivolgono direttamente ai singoli individui, esortandoli ad assumersi delle responsabilità personali e ad impegnarsi in azioni collettive, soprattutto con i gruppi e le organizzazioni non governativi.
Tali gruppi e organizzazioni, quando lavorano a livello locale e in settori specifici (come la tutela dell’ambiente o la promozione della diversità culturale) non sono sempre consapevoli che stanno contribuendo a costruire una cultura di pace a livello mondiale. Partecipando al Movimento Mondiale, evitano l’isolamento e ricevono un maggiore riconoscimento della propria azione, che incoraggia altri indivdui ad unirsi a loro.
Lo sviluppo del Movimento Mondiale è previsto in tre fasi:
1. Campagna di sensibilizzazione pubblica da parte dei mass media
L’obiettivo è quello di sensibilizzare sull’Anno Internazionale per la Cultura della Pace e sulle trasformazioni culturali necessarie nel prossimo millennio, sia per quanto riguarda gli individui che per quanto riguarda le istituzioni. Questa campagna di sensibilizzazione pubblica è cominciata ufficialmente a Parigi il 4 marzo 1999 alla conferenza stampa internazionale che si è svolta alla Tour Eiffel. Successivamente, si sono tenute altre conferenze stampa di livello regionale in America Latina, in Asia, in Africa, nell’Europa Orientale e negli stati arabi.
Uno dei momenti fondamentali della campagna sarà il lancio mondiale dell’Anno Internazionale per la Cultura della Pace, che si svolgerà il 14 settembre 1999, cioè in coincidenza sia con la “Giornata Internazionale per la Pace” che con l’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite prima dell’anno 2000. Questa iniziativa si svolgerà in alcuni luoghi e monumenti simbolici, che, per la loro posizione e per il loro significato culturale, possono essere assunti come “piattaforme” da cui annunciare ad un ampio pubblico l’Anno Internazionale per la Cultura della Pace. Tra questi, la Tour Eiffel a Parigi, le Piramidi Teotihuacan in Messico, Byblos e Tyr in Libano e Hiroshima in Giappone.
Il punto culminante di questa campagna di sensibilizzazione pubblica sarà l’”Assemblea del Millennio” a settembre 2000, durante la quale i capi di stato e i rappresentanti delle ONG di tutto il mondo si riuniranno insieme. Un grande contributo all’impatto della campagna sarà dato dalla diffusione del logo ufficiale dell’Anno Internazionale per la Cultura della Pace e di altri slogan (come “La pace è nelle nostre mani”), attraverso materiale scritto, radiofonico, audiovisivo e di tipo informatico.
2. Appello all’impegno individuale
Il “Manifesto 2000 per la Cultura della Pace e della Non-Violenza” è lo strumento primario di questo appello. E’ stato elaborato da un gruppo di vincitori del Premio Nobel per la Pace, che volevano mettere il maggior numero possibile di individui nelle condizioni di dare un contributo personale alla cultura della pace, giorno dopo giorno. L’obiettivo è quello di raccogliere 10 milioni di firme prima dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre del 2000 (si veda oltre, sezione 3).
3. Invito all’azione
L’atto di firmare il Manifesto 2000 non è un punto d’arrivo, ma solo l’inizio di un percorso di impegno personale. L’obiettivo è quello di mobilitare il maggior numero possibile di individui per contribuire alla cultura della pace, incoraggiandoli ad unirsi ad organizzazioni e istituzioni già impegnate in diverse aree della cultura della pace. In particolare, si creeranno delle “reti di reti”, con l’obiettivo di diffondere una serie di informazioni sulle attività delle organizzazioni esistenti nei vari paesi. La creazione di queste reti per lo scambio di informazioni e risorse sarà resa possibile da una serie di siti web collegati gli uni con gli altri attraverso dei link, nonché dalla creazione di linee telefoniche per l’informazione a livello nazionale
Manifesto 2000 per la cultura della pace e della non-violenza: nell’anno 2000, 100 milioni di persone sono impegnate per la creazione di un nuovo mondo, basato sulla tolleranza, la solidarietà e la non-violenza
Il Manifesto 2000 per la Cultura della Pace e della Non-Violenza è stato elaborato da un gruppo di vincitori del Premio Nobel per la pace, che si sono incontrati a Parigi per il 50° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Norman Borlaug, Adolfo Perez Esquivel, Michail Gorbaciov, Mairead Maguire, Rigoberta Menchu Tum, Shimon Peres, Jose Ramos Horata, Joseph Rotblat, David Trimble, Desmond Tutu, Elie Wiesel, Carlos F. Ximenes Belo, Nelson Mandela e il Dalai Lama sono stati i primi firmatari del Manifesto 2000.
Il Manifesto ha l’obiettivo di favorire la consapevolezza e l’impegno individuale: non è né un appello, né una petizione indirizzata ai governi o ad autorità superiori. Il Manifesto 2000 afferma che è responsabilità di ogni essere umano tradurre nelle esperienze reali della vita quotidiana i valori, gli atteggiamenti e i modelli di comportamento che ispirano la cultura della pace. Chiunque può agire secondo lo spirito della cultura della pace, nell’ambito della propria famiglia, del proprio luogo di lavoro, quartiere, città o regione, divenendo portatore di un messaggio di tolleranza, solidarietà e dialogo.
Chi firma il Manifesto si impegna a:
1. rispettare la vita in tutte le sue forme
2. rifiutare la violenza
3. condividere con gli altri
4. ascoltare per capire
5. preservare il nostro pianeta
6. riscoprire la solidarietà
L’UNESCO, come organismo di coordinamento delle Nazioni Unite per la preparazione dell’Anno Internazionale per la Cultura della Pace, è responsabile della distribuzione del Manifesto 2000 in tutto il mondo e sta lanciando un appello a tutte le organizzazioni, le associazioni e i governi affinché cooperino a questo lavoro. Le scuole, le università e le associazioni che lavorano quotidianamente insieme all’UNESCO, nonché le altre organizzazioni delle Nazioni Unite saranno mobilitate per distribuire il Manifesto 2000; inoltre, è necessario ottenere la partecipazione e il sostegno di personalità politiche, intellettuali e artisti: sindaci, membri del parlamento, giornalisti, musicisti, registi, scienziati, rappresentanti di organizzazioni religiose o militari di tutto il mondo.
In ogni paese, città o quartiere la cultura della pace può essere affermata in molti modi diversi, lavorando per sradicare le profonde cause culturali della violenza e della guerra, come la povertà, l’esclusione, l’ignoranza e lo sfruttamento.
Nel promuovere questa “grande alleanza” a tutti i livelli della società, le Nazioni Unite e l’UNESCO stanno svolgendo la propria missione fondamentale. Essi si rivolgono direttamente ai singoli individui, esortandoli ad assumersi delle responsabilità personali e ad impegnarsi in azioni collettive, soprattutto con i gruppi e le organizzazioni non governativi.
Tali gruppi e organizzazioni, quando lavorano a livello locale e in settori specifici (come la tutela dell’ambiente o la promozione della diversità culturale) non sono sempre consapevoli che stanno contribuendo a costruire una cultura di pace a livello mondiale. Partecipando al Movimento Mondiale, evitano l’isolamento e ricevono un maggiore riconoscimento della propria azione, che incoraggia altri indivdui ad unirsi a loro.
L’obiettivo è quello di raccogliere 100 milioni di firme prima dell’Assemblea Generale del millennio a settembre dell’anno 2000.
Le organizzazioni che collaborano alla diffusione del Manifesto 2000 si impegneranno anche a partecipare alla raccolta di firme. E’ già stato creato un sito web dedicato al Manifesto 2000, che comprende la registrazione di tutti i suoi firmatari (www.unesco.org/manifesto2000).
Il 4 marzo 1999, 100 giovani di diversa provenienza e appartenenza sociale sono stati simbolicamente nominati dal Direttore Generale “messaggeri della cultura della pace”; a loro è stato affidato il compito di diffondere il messaggio della cultura della pace.

MANIFESTO 2000 PER UNA CULTURA DI PACE E NON-VIOLENZA.
L’anno 2000 deve essere un nuovo inizio per noi tutti. Insieme possiamo trasformare la cultura della guerra e della violenza in una cultura di pace e non-violenza. A questo scopo è necessaria la partecipazione di ciascuno. Questo può dare ai giovani e alle future generazioni dei valori che possono ispirarli a dare forma ad un mondo di dignità ed armonia, un mondo di giustizia, solidarietà, libertà e prosperità. La cultura della pace rende possibile uno sviluppo sostenibile, la tutela dell’ambiente e la realizzazione personale di ogni essere umano.Rinconoscendo la mia parte di responsabilità per il futuro dell’umanità, in particolare per i bambini di oggi e delle future generazioni, mi impegno - nella mia vita quotidiana, in famiglia, sul lavoro, nella mia comunità, nel mio paese e nella mia regione - a:
1. rispettare la vita e la dignità di ogni persona, senza discriminazioni o pregiudizi;
2. praticare la non-violenza attiva, rifiutando la violenza in tutte le sue forme: fisica, sessuale, psicologica, economica e sociale, in particolare nei confronti di chi è più deprivato e vulnerabile, come i bambini e gli adolescenti;
3. mettere a disposizione parte del mio tempo e delle mie risorse materiali con uno spirito di generosità, per porre fine all’esclusione, all’ingiustizia e all’oppressione politica ed economica;
4. difendere la libertà di espressione e la diversità culturale, scegliendo sempre il dialogo e l’ascolto piuttosto che il fanatismo, la diffamazione e il rifiuto degli altri;
5. promuovere un comportamento responsabile da parte dei consumatori e delle pratiche di sviluppo che rispettino tutte le forme di vita e preservino l’equilibrio naturale del pianeta;
6. contribuire allo sviluppo della mia comunità, con la piena partecipazione delle donne e il rispetto per i principi della democrazia, con l’obiettivo di creare insieme nuove forme di solidarietà
Su iniziativa del Direttore Generale dell’UNESCO, Federico Mayor, la




Cultura della pace” è diventata la molla principale dell’organizzazione, che sempre più promuove la non-violenza, la tolleranza e la solidarietà. La cultura della pace esercita un’influenza sulle persone in ogni luogo, incoraggiandole ad impegnarsi in azioni ispirate da questi valori. All’alba del nuovo millennio, è più attiva che mai nei suoi sforzi per rendere lo “spirito della pace” una realtà della propria vita, per le persone di tutto il mondo.”