martedì 6 gennaio 2009

Alvigini Pier Giuseppe (Ass. FAA' di BRUNO): COSA SIGNIFICA SVILUPPO

COSA SIGNIFICA “SVILUPPO”
(di Piergiuseppe Alvigini)
Su questo tema ho già avuto occasione di scrivere due articoli lo scorso anno.
Il primo a Maggio, in occasione dell’incontro di Benedetto XVI con la Fondazione “Centesimus annus”. Il secondo a seguito della Settimana Sociale che si è svolta a Pisa, in Ottobre. Poiché tale tema è, attualmente, ricorrente sia sui quotidiani, che sulle riviste, che in TV, vale la pena di approfondirlo. Per quanto possibile con un breve articolo.

Il significato della parola “sviluppo”, riconosciuto a livello internazionale, comprende l’insieme delle crescite e dei progressi. Lo “sviluppo” richiede, quindi, crescite e progressi culturali, sociali, economici, politici, istituzionali, nonché nelle condizioni di base dell’esistenza (alimentazione, ambiente, salute, abitazione, abbigliamento, e così via) Significa, quindi, imparare a pensare e volere globalmente superando il settorialismo, il particolarismo, il localismo.

E l’insieme delle crescite e dei progressi va riferito sia all’essere umano, in quanto autore e fruitore dello sviluppo, sia all’unità familiare, alla convivenza civile, all’ambiente naturale, nel loro insieme, in quanto ambiti oggettivi dello sviluppo.

Per quanto riguarda l’essere umano lo sviluppo implica due dinamiche. L’una riguarda la scoperta, la realizzazione, lo sviluppo dei “talenti” personali per poter contribuire allo sviluppo comune. L’altra riguarda la capacità personale di pensare e volere anche oggettivamente e non continuare a pensare solo soggettivamente.

Perciò, per promuovere lo sviluppo in Italia, dovremmo porci degli interrogativi. Quali sono, attualmente, le carenze culturali, le carenze sociali, le carenze economiche, le carenze politiche, le carenze istituzionali, le carenze esistenziali? Sia personali, sia familiari, sia nella convivenza civile, che nell’ambiente naturale?. Cosa fare per superare tali carenze?

Dobbiamo aggiungere che la convivenza civile deve essere, necessariamente, strutturata in sei “componenti”, corrispondenti ai sei aspetti dello sviluppo accennati sopra. Inoltre, ciascuna “componente”, ha, al proprio interno, un elemento corrispondente alle altre cinque. E’ evidente, ad esempio, la necessità di un elemento di apertura culturale interno alle relazioni sociali (senza il quale non sarebbero nemmeno possibili), come, all’inverso, un elemento sociale (la divulgazione) interno alla componente culturale. E così via.

Questo anche per quanto riguarda le unità operative. Due esempi semplici. Qual è il livello scientifico (elemento culturale) di un ospedale? Qual è il livello tecnologico (elemento culturale) di una impresa industriale? Qual è la capacità di accoglienza (elemento sociale) di un ospedale? Qual è la diffusione commerciale (elemento sociale) di una impresa industriale? E così via.

Ritornando all’essere umano – conditio sine qua non dello sviluppo – chiediamoci se la Scuola ne promuove la formazione per lo sviluppo, avendo presenti le molte difficoltà oggettive e soggettive. Chiediamoci se la dinamica dell’Associazionismo è nel senso dello sviluppo comnune. Chiediamoci se anche la famiglia educa i figli al pensare e volere in termini di sviluppo, malgrado le difficoltà. Perché in questo consiste la vita. Capire e volere lo sviluppo significa capire e volere la vita, oltre, cioè appiattirsi nella semplice esistenza.

Per quanto possa apparire sorprendete, a ben riflettere, studiandolo adeguatamente, anche il Vangelo sollecita lo sviluppo. soggettive“La realtà della vita e il Vangelo”, pubblicato da Voce il 25 Aprile, contiene alcune indicazioni in tal senso
di Pier Giuseppe Alvigini.

Su questo tema ho già avuto occasione di scrivere due articoli lo scorso anno. Il primo a Maggio, in occasione dell’incontro di Benedetto XVI con la Fondazione “Centesimus annus”. Il secondo a seguito della Settimana Sociale che si è svolta a Pisa, in Ottobre. Poiché tale tema è, attualmente, ricorrente sia sui quotidiani, che sulle riviste, che in TV, vale la pena di approfondirlo. Per quanto possibile con un breve articolo.

Il significato della parola “sviluppo”, riconosciuto a livello internazionale, comprende l’insieme delle crescite e dei progressi. Lo “sviluppo” richiede, quindi, crescite e progressi culturali, sociali, economici, politici, istituzionali, nonché nelle condizioni di base dell’esistenza (alimentazione, ambiente, salute, abitazione, abbigliamento, e così via) Significa, quindi, imparare a pensare e volere globalmente superando il settorialismo, il particolarismo, il localismo.

E l’insieme delle crescite e dei progressi va riferito sia all’essere umano, in quanto autore e fruitore dello sviluppo, sia all’unità familiare, alla convivenza civile, all’ambiente naturale, nel loro insieme, in quanto ambiti oggettivi dello sviluppo.

Per quanto riguarda l’essere umano lo sviluppo implica due dinamiche. L’una riguarda la scoperta, la realizzazione, lo sviluppo dei “talenti” personali per poter contribuire allo sviluppo comune. L’altra riguarda la capacità personale di pensare e volere anche oggettivamente e non continuare a pensare solo soggettivamente.

Perciò, per promuovere lo sviluppo in Italia, dovremmo porci degli interrogativi. Quali sono, attualmente, le carenze culturali, le carenze sociali, le carenze economiche, le carenze politiche, le carenze istituzionali, le carenze esistenziali? Sia personali, sia familiari, sia nella convivenza civile, che nell’ambiente naturale?. Cosa fare per superare tali carenze?

Dobbiamo aggiungere che la convivenza civile deve essere, necessariamente, strutturata in sei “componenti”, corrispondenti ai sei aspetti dello sviluppo accennati sopra. Inoltre, ciascuna “componente”, ha, al proprio interno, un elemento corrispondente alle altre cinque. E’ evidente, ad esempio, la necessità di un elemento di apertura culturale interno alle relazioni sociali (senza il quale non sarebbero nemmeno possibili), come, all’inverso, un elemento sociale (la divulgazione) interno alla componente culturale. E così via.

Questo anche per quanto riguarda le unità operative. Due esempi semplici. Qual è il livello scientifico (elemento culturale) di un ospedale? Qual è il livello tecnologico (elemento culturale) di una impresa industriale? Qual è la capacità di accoglienza (elemento sociale) di un ospedale? Qual è la diffusione commerciale (elemento sociale) di una impresa industriale? E così via.

Ritornando all’essere umano – conditio sine qua non dello sviluppo – chiediamoci se la Scuola ne promuove la formazione per lo sviluppo, avendo presenti le molte difficoltà oggettive e soggettive. Chiediamoci se la dinamica dell’Associazionismo è nel senso dello sviluppo comnune. Chiediamoci se anche la famiglia educa i figli al pensare e volere in termini di sviluppo, malgrado le difficoltà. Perché in questo consiste la vita. Capire e volere lo sviluppo significa capire e volere la vita, oltre, cioè appiattirsi nella semplice esistenza.
Per quanto possa apparire sorprendete, a ben riflettere, studiandolo adeguatamente, anche il Vangelo sollecita lo sviluppo. soggettive“La realtà della vita e il Vangelo”, pubblicato da Voce il 25 Aprile, contiene alcune indicazioni in tal senso
(07/07/08) Pier Giuseppe Alvigini.