venerdì 7 novembre 2008

"NONVIOLENZA" -DONNEconomia-recensione di INA PRAETORIUS(filosofa-teologa -CH-):" IL MONDO COME AMBIENTE DOMESTICO. PER UN'ECONOMIA POSTPATRIARCALE"

foto: Sofia, donna, attenta all'economia "sana" capace di produrre un "profitto sano d'impresa e non di rapina"... vedi anche post correlati su tecnomusei dell'identità, della memoria, dell'approccio di genere all'archeologia industriale...

Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo il seguente intervento di Ina Praetorius (1) dal titolo "Il mondo come ambiente domestico" e la nota redazionale "Di seguito trovate l'intervento di Ina Praetorius 'Il mondo come ambiente domestico', tratto dal libro "La vita alla radice dell'economia", a cura di Vita Cosentino e Giannina Longobardi.
Il libro e' reperibile sul sito www.magverona.it, cliccando dall'home page sulla sezione a sinistra news e andando poi alla seconda pagina delle news, dove si trova la presentazione del libro “La vita alla radice dell'economia"]
Il 10 marzo 2006 Claudia von Werlhof, una nota docente tedesca di scienze sociali, mi raccontò qualcosa che, per dire il vero, sapevo già: l'etimologia spiega molte cose, disse, ed è meglio che la utilizziamo entrambe per capire meglio il mondo.
Poiché ogni concetto abbastanza rilevante dispone di un significato originario che riconduce a una società non ancora patriarcale, cioè a una società che non aveva ancora imparato a staccare una sfera alta maschile da una sfera bassa femminile.
Come già detto, lo sapevo già, ma non l'avevo mai pensato in modo così chiaro e lampante. Il concetto "materia" (ndr:humus) per esempio risale alla parola "mater", cioè madre (da quando ho chiaro questa cosa trovo strano, e succede spesso, che qualcuno parli di materia morta o di puro materialismo). Parole apparentemente così diverse come ingenuità (Naivitaet) e natura risalgono alla parola nasci che significa essere nati; cultura intende originariamente la cura del corpo e dei campi, il testo ha a che fare con tessile e crea una connessione tra prodotti di tessitura e testi verbali, ecc. Talvolta e' importante che un'altra mi dica ciò che so già. Aiuta a chiarire le idee e a rendere più solido il proprio pensiero. Anche la parola economia ha un interessante significato originario ma di questo oggi non si parla quasi mai. Per quanto io ricordi bene non ho mai letto nelle pagine economiche di un giornale che economia significa originariamente "legge dell'ambiente domestico" (2). Nei manuali di economia talvolta si spiega nell'introduzione questa connessione. Nelle prime pagine si legge anche che il senso dell'economia è quello di soddisfare i bisogni.
Nelle pagine successive, comunque, non si parla più nè di ambiente domestico nè di soddisfazione dei bisogni bensì di soldi e mercato, di costo del lavoro e di formazione dei prezzi, si vedono grafici che rappresentano l'andamento della domanda e i cicli di congiuntura, si parla di inflazione, deflazione, interessi e interessi composti, di prodotti finanziari, bilancia di pagamento, di styling, marketing, coaching, consulting, outsourcing, grounding, crash... E' vero che sempre più persone sembrano sviluppare un'avversione verso questi discorsi economici perchè scambiano la cosa prima con la cosa seconda (3).
Avvertono che un discorso e la sua messa in pratica che mette al centro i soldi invece dei bisogni si rivolge contro la vita.
Si crede che la soddisfazione dei bisogni si risolva da sè quando si aumenta la circolazione del denaro. Ho avvertito chiaramente questo tipo di disorientamento quando ho partecipato nel gennaio del 2007 per la terza volta (4) all'"Open forum" i Davos, il forum aperto al pubblico del World economic forum. Nel 2006 la maggioranza dei partecipanti riteneva ancora il cambiamento climatico una fantasia nata dalle teste di pazzi/e antiglobali. Nel 2007 invece quasi tutti si sono resi conto che si deve "fare urgentemente qualcosa" per il clima. Questo evidente cambiamento di tendenza non vuol certo ancora dire che siano diventati lampanti i capovolgimenti e gli errori nel pensiero e nell'agire economico attuale. Non abbiamo ancora ottenuto questa consapevolezza, almeno non ancora a Davos. Ma comunque si fa strada lentamente una sensazione: non si è più certi che i dogmi, che hanno rappresentato il fondamento da tanto tempo, possano servire veramente, a lungo andare, a costruire una vita soddisfacente. Il fatto che su scala mondiale sempre più persone siano sotto la soglia della povertà e, come sempre, migliaia di persone muoiano di fame, si può rimuovere come problema quando si vive nelle roccaforti del potere lontano dagli slums. Ma gli uragani, le ondate di caldo, inondazioni e nubi tossiche arrivano, alle volte, anche nelle ville dei padroni. Per questo motivo le catastrofi climatiche si possono tacere meno facilmente di quelle sociali. Il cambiamento postpatriarcale nei sentimenti di chi è al potere, causato da queste catastrofi, è una speranza per tutti coloro che vogliono ripensare tutto o hanno già iniziato a farlo. La mia conferenza vuole partire da questo presupposto del disorientamento, quello che ho avvertito chiaramente quest'anno a Davos e anche in altri luoghi. Vorrei mettermi assieme a un tavolo con persone che sentono questo disorientamento e vorrei porre di nuovo alcune domande decisive:
Chi siamo noi esseri umani? - Cosa ci tiene in vita e cosa fornisce senso alla nostra esistenza? Come possiamo essere qui presenti ed essere attivi senza nuocere all'altro e senza rendere impossibile una vita buona ai nostri discendenti?
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Chi siamo noi esseri umani? Nessuno in questa sala, suppongo, ha più di cento anni. Quasi nessuno dei sei miliardi e mezzo di abitanti di questo pianeta vive per più di cento anni. Tutti noi siamo allora stati messi al mondo dalle nostre madri pochi decenni fa. Eravamo dei neonati bisognosi di aiuto, piangenti e con il nasopieno di muco. Ignoriamo completamente da dove veniamo e dove siamo diretti dopo la morte, ma sappiamo in compenso che nessuno e nessuna si è creato da sè, nessuno/a ha deciso se vuole nascere in una villa, un ospedale altamente specializzato oppure in una stalla. In genere non abbiamo nemmeno deciso chi ci debba accompagnare durante gli anni della crescita e quale scuola frequentare. Veniamo dalla dipendenza e se non ci avessero donato molti anni di cura non saremmo più in vita. Ancora oggi, una gran parte di ciò che ci serve per vivere, ci viene regalato: l'aria che respiriamo per esempio, la bellezza o il vero amore che illuminano l'esistenza. Nessuna e nessuno di noi potrebbe vivere anche solo per cinque minuti senza l'aria. Siamo tutti quanti adulti e ci autoconsideriamo autonomi e indipendenti. Certo siamo contemporaneamente liberi: liberi in tutta la nostra dipendenza da altri (5). Fin dalla mia nascita cerco di gettare nel gioco del mondo, agendo, "la cosa nuova che è successa quando sono nata" (6). Libertà non significa niente di diverso. Se le persone non fossero libere, non avrebbero potuto decidere che le madri siano materia bassa, e che i padri siano invece delle divinità. Non avrebbero potuto dichiarare che l'autonomia debba essere il fine ultimo, non avrebbero potuto costruire condutture per l'acqua, neanche strumenti musicali oppure aerei. Se le persone fossero comunque solo libere - cosa che desiderano talvolta in modo eccessivo - potrebbero anche decidere di non respirare più, di non morire più e di sovrapporre al mondo reale un mondo fittizio senza peraltro correre qualche rischio. Tuttavia tutto questo non è possibile all'essere umano anche se si sforza da secoli di proiettare la sua dipendenza e debolezza su altri: sulle donne per esempio, tempo addietro sulle schiave e gli schiavi, oggi su gente di ogni genere, che, secondo loro, non ha ciò che chiamano cultura, e sugli animali. In effetti sviluppi come il cambiamento globale del clima dimostrano una cosa: tutti e tutte dipendono da ciò che non possono produrre di propria iniziativa: dall'aria, dall'acqua, dalla terra, dal fuoco, da animali e piante, da tradizioni e dal tessuto relazionale umano (7). Le persone credenti conoscono un nome per la cosa non disponibile che era prima di loro e che dà loro quotidianamente nutrimento: lo chiamano Dio.
Più che guerre e catastrofi sociali che si possono ritenere necessarie - per esempio per un bene futuro - i cambiamenti ecologici ci fanno presente che le idee che riguardano l'uomo libero sono un fantasma che alla fine si rivolge contro tutti quanti, anche a dispetto del progresso.
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Oikonomia come base di "liberta'" dell'uomo benestante In Occidente a partire dall'antichità greca e, a condizioni anche piu' intense, dalla nascita del colonialismo e della società borghese, il dibattito economico corrente si basa su un fantasma: la separazione in una sfera più alta, cioè spirituale, intellettuale, maschile e un'altra bassa, animale e femminile. Il mondo viene diviso, generalmente in modo implicito, in spirito e corpo, cultura e natura, dio e mondo, libertà e dipendenza, polis e oikos, vincitori e perdenti, oggi: mercato e ambiente domestico, produzione e riproduzione, denaro e amore, mondo pubblico e privato. Ma cos’ è cominciato tutto. L'oikonomia fu definita all'epoca dell'antichità greca come dottrina che riguarda il rapporto utilitario con le merci, le quali servivano alla soddisfazione dei bisogni dei componenti di una casa. La domanda più importante da porsi era la seguente: come può un padrone di casa condurre il suo oikos (che poteva comprendere una casa padronale, terreno, fabbricati per la produzione agricola, laboratori e aziende commerciali (8)) in modo che tutti i componenti abbiano abbastanza per vivere e il padrone dell'oikos abbia, inoltre, abbastanza per l'esercizio della sua libertà e che l'ambiente domestico possa conservarsi intatto nel tempo?
Il poeta Esiodo, già vari secoli prima di Cristo, aveva riassunto in una formula breve gli elementi essenziali dell'economia patriarcale: "Prima di tutto solo una casa e la donna e un bue davanti all'aratro" (9). Già gli insegnamenti antichi sull'economia dicono che nel caso della soddisfazione dei bisogni si tratta di lavori di livello basso perchè riguardano soprattutto il lato fisico dell'essere umano. Il rapporto quotidiano con i bisogni ineliminabili, cioè con il nutrimento e con la sua espulsione in senso lato, è per questo compito delle schiave/i e delle donne, mentre il padrone di casa, da una parte, predispone in che modo i sottoposti debbano lavorare, ma dall'altra ha un altro traguardo suo, cioè di impegnarsi nel governo della vita pubblica, nella filosofia, nella teoria e nella organizzazione dello Stato. Per gli antichi pensatori dell'economia, tutto ciò che aveva a che fare con l'economia era una parte importante, ma anche molto limitata della convivenza. Il compimento pratico di questi lavori era compito di coloro che non erano nati liberi. Il commercio e con esso la circolazione del denaro era considerato parte dell'arte domestica, perchè entrambi erano legati alla soddisfazione dei bisogni.
Nella crematistica, cioè l'arte di guadagnare denaro per il denaro, già Aristotele vide il pericolo della sfrenatezza, che doveva essere moderata facendo in modo che il padre-padrone governasse moderatamente e responsabilmente il patrimonio affidato a lui (10). E questo e' il seguito: oggi il compito più importante per uomini liberi non è più la creazione di teorie e l'organizzazione finalizzata/adeguata dello Stato bensì il mercato e la circolazione del denaro (oppure ancora meglio: entrambe le cose assieme, vedi S. Berlusconi).
A partire dall'inizio del XVIII secolo al posto dell'insegnamento aristotelico riguardo alla moderazione virtuosa dell'avidità è subentrata gradualmente l'idea che i bisogni umani si potevano soddisfare meglio quando il singolo poteva curare liberamente i propri interessi.
Come già nei testi di Aristotele si intendeva in primo luogo il padre-padrone, cioè uomo adulto e libero che poteva delegare il soddisfacimento dei bisogni ai suoi sottoposti. Nel corso dello sviluppo della società borghese e del capitalismo la divisione del mondo in due si è realizzata anche nell'economia: ora si distingue fra una sfera dipendente dell'ambiente domestico (11), che resta responsabile della necessaria soddisfazione dei bisogni, e un'altra sfera più alta, quella dell'economia del denaro (economia finanziaria) che si e' autodefinita come la parte decisiva dell'economia e che attira su di sè in misura sempre maggiore l'attenzione della gente. In modo analogo molti distinguono ancora oggi fra il primo mondo e il terzo mondo e ritengono naturale che si decida nel primo mondo cosa deve essere prodotto nel terzo mondo (12). Circolano, particolarmente nel XVIII e nel XIX secolo, delle teorie per legittimare la cosiddetta naturale predisposizione alla sottomissione delle donne, delle culture e "razze" lontane. I sostenitori di tali teorie hanno fatto scomparire nei dibattiti extraeconomici, nei razzismi e nel sessismo ma anche nei discorsi poetici e religiosi, le prestazioni economiche prodotte nell'ambiente domestico e nelle terre lontane subordinate.

Il denaro che in origine era uno strumento abbastanza insignificante dei commercianti, ha assunto l'importanza di uno strumento di nutrimento
(13), di cui tutti hanno bisogno e che simboleggia contemporaneamente la potenza della virilità libera (14).

Ciò di cui Aristotele aveva paura, e ciò che lui intendeva impedire scrivendo la sua dottrina sulla virtù, si è verificato: il mercato mondiale, dominato sempre più dal mercato finanziario, si allontana dal soddisfacimento dei bisogni umani e si rivolge contro l'esistenza e l'agire umano che era un dono dell'abbondanza. In questa sfera si muovono uomini apparentemente liberi (15) e, per i successi del femminismo egualitario, anche alcune donne per realizzare le loro fantasie di immortalità e di fertilità virtuale.
Oggi tutti i settori dell'economia che si occupano dei bisogni primari sono esclusi dal dibattito economico e sono ritenuti insignificanti rispetto all'economia finanziaria: l'economia domestica, l'agricoltura a gestione familiare, i lavori di riparazione, la prevenzione e la cura.
Il lavoro, dove occorre davvero aiuto, è considerato sempre meno appartenente all'economia mentre il plusvalore, in settori sempre nuovi che creano un bisogno indotto, è ritenuto il cuore dell'economia. Contro ogni necessità sociale ed ecologica il consumismo è diventato la colonna portante del cuore d'acciaio del capitalismo (16) ed è diventato un dovere delle cittadine e dei cittadini (17) mentre migliaia di uomini e donne continuano a morire di fame e per mancanza di igiene. La divisione del mondo causata dal principio organizzativo patriarcale è mortale per tante persone (naturalmente sappiamo, tutti e tutte, che ci siano stati certi movimenti che hanno contestato il capitalismo e che hanno anche raggiunto degli obiettivi. Ma siccome trascurano la bipartizione su basi sessiste che è il nocciolo del capitalismo anche io trascurerò questi movimenti perchè non si basano su una analisi corretta).
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Vita postpatriarcale
Comunque esistono, e sono sempre esistiti, molti uomini e donne che avevano capito che questa bipartizione era una fantasma senza futuro. Loro si riconoscono dal fatto che non si fanno dettare il loro stile di vita dalle riviste di moda. Per esempio a loro piace cucinare e stare seduti nel parco. Sanno che anche a New York la vita può essere molto noiosa e stanno per questo a casa. Spesso non hanno assicurazioni sulla vita e non hanno fatto carriera e non sanno molto dell'andamento della borsa. La loro agenda non è fitta di appuntamenti e forse non hanno visto tutti i continenti del globo. Talvolta scrivono una poesia mentre puliscono il bagno. Non ritengono umiliante portare via gli escrementi degli altri, se non lo fanno per l'intera giornata e per condizione sociale. Sono a favore di un reddito di base per tutti perchè sono convinti che la maggior parte delle persone vuole impegnarsi in cose sensate anche senza obbligo, o forse proprio perchè non esiste un obbligo, per esempio ascoltare i loro figli o piantare delle verdure. Le cose che non nuocciono a nessuno sono la loro occupazione preferita: fanno le passeggiate o leggono - raramente l'inserto economico dei giornali. Comprano vestiti di seconda mano, talvolta fatti da sè e non sempre stirati bene. Questa gente ama stare a letto o in un'amaca e trovano bello ed interessante che assieme a loro ci sono sei miliardi e mezzo di importanti uomini e donne che abitano questo pianeta assieme ad innumerevoli altri esseri viventi, quell'unico mondo di cui possiamo disporre. Hanno un pò di paura delle malattie e della vecchiaia, ma non troppa. Trovano urgente fare qualcosa per sostenere il clima e costruiscono per questo protezioni termiche nelle case. Nonostante il cambiamento climatico godono del clima più mite che ha portato una primavera anticipata. Non tutte le persone che si sono rese conto che il patriarcato sta per finire sono intellettuali e scrivono libri. Molti mettono semplicemente in pratica l'arte della trasgressione che non è altro che un'arte di ridimensionamento e di godimento. Essi sono l'avanguardia di una convivenza postpatriarcale: un'avanguardia che non è appariscente e che non ha niente in comune nè con l'ascetismo cristiano nè con il protagonismo rivoluzionario. Io invece sono una lavoratrice del pensiero. Il mio lavoro consiste nel proporre a coloro che già vivono in modo postpatriarcale (o non ancora) parole adatte in modo che possano capire e possano esprimere ciò che stanno facendo. Sento anche che è compito mio litigare con coloro che credono ancora nella bipartizione del mondo. Essi sono convinti che si tratti di procurarsi a fatica un posto nella sfera alta di questo mondo bipartito. Prima ho affermato anche che voglio confrontarmi con coloro che nel frattempo hanno avvertito, fra le due posizioni, un vago senso di disorientamento. Ora voglio per questo proporre alcune parole adeguate a comprendere teoricamente le economie postpatriarcali.
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Il mondo come ambiente domestico Il significato originario del concetto di "economia" è dunque "legge dell'ambiente domestico". Come potrebbe essere allora la legge per un intero ambiente domestico mondiale che non attribuisce piu' agli uni una indipendenza illusoria e che impone agli altri che il loro compito contemporaneamente umile e naturale sia la soddisfazione dei veri bisogni?
Cerco di fare delle ipotesi provvisorie: 1. Nei concetti "ambiente domestico" e "mercato" riconosciamo due modalita' essenzialmente diverse per descrivere il tessuto relazionale delle faccende umane. 2. Nel concetto "mercato" il tessuto relazionale appare come un sistema di scambio, nel quale individui uguali, uomini e adulti, seguendo dei contratti, si mettono in relazione. Scopo e contenuto del loro rapporto è essenzialmente scambiare per denaro merci e servizi contrattando condizioni razionali. Facendo così essi cercano di ottenere un vantaggio per sè (la soddisfazione di bisogni umani e' solo un prodotto secondario ma automatico). In che modo questi "homines oeconomici" diventino soggetti autonomi liberi e uguali non si considera, perchè implicitamente si suppone una sfera pre-economica, generalmente la famiglia o l'ambiente domestico, dove i partecipanti al mercato vengono generati e rigenerati seguendo regole "diverse", estranee all'economia dove lo scambio calcolabile e' compensato da azioni come "regalare" e "amare". 3. Il concetto "ambiente domestico" indica allora in un dibattito androcentrico - s'intende in questo caso concentrato sul mercato - l'unità di consumo dipendente sotto il governo di un padre-padrone monarchico e pre-economico, nel quale gli "homines oeconomici" si sentono a casa. Nei fatti comunque gli ambiente domestici erano da sempre qualcos'altro, cioè unita' economiche, nelle quali le persone soddisfano i loro bisogni, nei quali si produce e si scambia qualcosa - perchè non si scambia merce con denaro e non esistono prezzi esattamente calcolati. Oggi l'ambiente domestico in molta parte del mondo non si intende piu' neanche de jure come piccoli regni all'interno di stati democraticamente costituitisi. La trasformazione che questa nuova concezione della convivenza umana comporta per il dibattito economico e per l'agire economico resta ancora da compiere. 4. In una visione postpatriarcale questo concetto "ambiente domestico" intende un tessuto relazionale, nel quale convivono diverse persone contemporaneamente libere e dipendenti da altri - donne, bambini, uomini, giovani, vecchi, diversamente abili - in modo che ogni singolo uomo o donna possa soddisfare i propri bisogni sempre diversi contraendo dei rapporti di scambio variabili: bisogni di nutrimento, protezione, abbigliamento, compagnia, senso di vita ecc. Contemporaneamente avrebbero anche la possibilita' di partecipare liberamente alla cosa pubblica (frei Welt gestalten). Siccome l'ambiente domestico per definizione non domina una sfera piu' bassa alla quale potrebbe delegare la soddisfazione di certi bisogni - come peraltro nel mercato - devono trovare in esso posto tutte le persone con tutti i loro bisogni e con tutte le loro capacità. 5. Nel senso della definizione postpatriarcale il concetto "ambiente domestico" potrebbe diventare un modello per la convivenza in tutto il mondo. Siccome il mondo e', come l'ambiente domestico postpatriarcale, un rifugio che offre a tutte le persone una quantita' d'occasioni, tenendo presente i loro limiti che sono l'essere nati, la morte, l'essere bisognosi e vulnerabili. In questo modo potrebbero restare contemporaneamente liberi e dipendenti da altre ed altri. 6. Pensare il mondo come ambiente domestico postpatriarcale vorrebbe anche dire creare ordine nel pensiero: porre al centro ciò a cui spetta il centro, spostare al margine cio' a cui spetta una posizione marginale. Significherebbe anche porre al posto della patriarcale bipartizione del mondo e del conseguente capovolgimento di realtà primaria e realtà secondaria, una visione dinamica della liberta' in relazione con altri ed altre (18). 7. Se il mercato viene di nuovo concepito come un tessuto relazionale secondario allora perde la sua minaccia e può, limitatamente, avere di nuovo la sua utilità come istanza distributrice di eccedenze. Anche un mercato globale non e' angosciante se e' chiaro che esso e' un sistema secondario di scambio e non e' in grado di soddisfare i bisogni umani per nutrimento, abbigliamento, compagnia, partecipazione, senso. Deve perciò essere sempre integrato in una sfera primaria che e' quella domestica mondiale.
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Note: 1. Ina Praetorius è dottora in teologia, autrice di testi, docente, casalinga e madre di una figlia. Da anni ha fondato insieme ad altre donne in Svizzera "Weibwerwirtschaft", un gruppo di riflessione sull'economia ripensata a partire dalla competenza femminile.
Quella competenza dell'esserci di cui parla in un discorso pubblico tenuto nel 2000 a insegnanti di economia domestica, pubblicato nel n. 60 della rivista "Via Dogana", La filosofia del saper esserci. Un altro scritto tradotto in italiano e' stato pubblicato dal trimestrale "Oggi Domani Anziani", con il titolo "Pensare il mondo come ambiente domestico". Nell'agosto 2006 e' intervenuta al XII simposio "Il pensiero dell'esperienza" dell'Associazione Internazionale delle Filosofe organizzato dall'universita' di Roma Tre, nella sezione Vita quotidiana. I suoi principali studi non sono ancora tradotti in italiano.
2. Oikos in greco = ambiente domestico; Nomos in greco = legge. Oikonomia = regole dell'ambiente domestico. 3. Ina Praetorius, Handeln aus der Fuelle. Postpatriarchale Ethik in biblischer tradition, Guetersloh 2005. 4. Cfr. Ina Praetorius, Mit dem Mut und der froemmigkeit davids, in: "Neue Wege" 06/2005, pp. 184-191; Ina Praetorius, NoBalance. Bericht ueber das Open Forum 2006 a Davos, in: "Neue Wege" 03/2006, pp. 76-83. 5. Cfr. Ina Praetorius (a cura di), Sich in Beziehung setzen. Zur Weltsicht der Freiheit in Bezogenheit, Koenigsstein/Taunus 2005. 6. Hannah Arendt, Vita activa oder vom taetigen Leben, Muenchen 1986, p. 199. 7. Ivi, p. 171. 8. Rosemarie von Schweitzer, Einfuehrung in die Wirtschaftslehre des privaten Haushalts, Stuttgart 1991, p. 51. 9. Esiodo citato in Aristotele, Politica, I libro (Hamburg 1981, p. 48). 10. Rosemarie von Schweitzer, 1991, p. 56. 11. Simili all'ambiente domestico sono altre forme d'impresa oggi emarginate come l'azienda agricola a gestione familiare, le trattorie, i bar e i collegi ecc. 12. Per il nesso fra ambiente domestico e colonie vedi anche Claudia von Werlhof (Hg), Frauen, die lette Colonie, Reinbeck 1983; Vandana Shiva, Das Geschlecht des Lebens. Frauen, Oekologie und Dritte Welt, Berlin 1989. 13. Cfr. www.gutesleben.org 14. Cfr. Luce Irigaray, genealogie der geschlechter, Freiburg 1989, pp. 121-143; Mascha Madoerin, die Oekonomie und der Rest der Welt. Ueberlegungen zur Problematik einer feministischen Politischen Oekonomie, in: Diskussionskreis "Frau und Wissenschaft" (Hg). Oekonomie weiter denken!, Frankfurt/New York 1997, pp. 78-106. 15. Cfr. Ina Praetorius, Die Welt: ein Haushalt, Mainz 2002, pp. 150-161. Zur Verengung des Freiheitsbegriffs in der Marktoekonomie. Cfr. anche Peter Ulrich, Der ethisch-politisch eingebettete Markt – programmatische Ueberlegungen zu einer Praktischen Sozialoekonomie, in: Maren Jochimsen (ua. Hg.), Lebensweltoekonomie, Bielefeld 2004, pp. 55-81. 16. Max Weber citato da Ursula Baatz, Buddismus, Kreuzlingen/Muenchen 2002, p. 91. 17. Cfr. Marianne Gronemeyer, Die Macht der Beduerfnisse. Ueberfluss und Knappheit, Darmstadt 2002. 18. Cfr. Ina Praetorius (Hg.), cit. alla nota 5.