lunedì 6 aprile 2009

L'Editto di Rotari, nel suo contenuto, è un insieme di codici volti a ricomporre le vertenze tra i cittadini sostituendo le faide...


L'Editto di Rotari fu la prima raccolta scritta delle leggi dei Longobardi, promulgato 23 novembre 643 da Re Rotari.

L'Editto fu composto in latino (anche se nel testo sono inserite numerose parole longobarde, in forma latinizzata o meno, il che ne fa uno dei più interessanti documenti per lo studio della lingua longobarda) e riunisce in forma organica le antiche leggi del popolo longobardo, pur risentendo in parte dell'influenza del diritto romano.

Secondo il principio della personalità della legge, l'Editto era valido solo per la popolazione italiana di origine longobarda; quella di origine romana soggetta al dominio longobardo rimaneva invece regolata dal diritto romano, codificato a quell'epoca nel Digesto promulgato dall'imperatore Giustiniano nel 533.

L'Editto di Rotari, nel suo contenuto, è un insieme di codici volti a ricomporre le vertenze tra i cittadini sostituendo le faide con risarcimenti pecuniari (guidrigildo). La differenza di pena a seconda di chi commette il fatto ed a seconda di chi lo subisce denota come la società longobarda dell'epoca fosse già notevolmente stratificata.

Particolarmente significativa la differenza di pena per l'uxoricidio: se commesso dalla consorte verso il marito, avrebbe portato alla condanna a morte o alla lapidazione della donna; viceversa era punito con una pena pecuniaria.

Tuttavia la somma da pagare era al di fuori della portata dei più, e gli uxoricidi erano condannati dunque ai lavori forzati.

L'unica copia esistente è conservata per intero al Museo del Duomo di Vercelli e non è esposta al pubblico.