Il tuo principio sia: "Non credere che quando saremo riusciti a compiere il passo della cessazione dei cosiddetti esperimenti nucleari, il pericolo si possa considerare passato, e che noi si possa dormire sugli allori".
Poiche' la fine degli esperimenti nucleari non significa ancora quella della produzione di bombe nucleari e tanto meno la distruzione delle bombe nucleari e dei tipi che sono gia' stati sperimentati e che sono pronti per l'uso.
Vi possono essere varie ragioni per una cessazione degli esperimenti sul nucleare: uno Stato vi si puo' risolvere, ad esempio, perche' ogni ulteriore esperimento sarebbe superfluo, dal momento che la produzione dei tipi sperimentati o la riserva di bombe esistenti bastano gia' per ogni eventualita'; insomma, perche' sarebbe assurdo e antieconomico uccidere l'Umanita' piu' di una volta.
Poiche' la fine degli esperimenti nucleari non significa ancora quella della produzione di bombe nucleari e tanto meno la distruzione delle bombe nucleari e dei tipi che sono gia' stati sperimentati e che sono pronti per l'uso.
Vi possono essere varie ragioni per una cessazione degli esperimenti sul nucleare: uno Stato vi si puo' risolvere, ad esempio, perche' ogni ulteriore esperimento sarebbe superfluo, dal momento che la produzione dei tipi sperimentati o la riserva di bombe esistenti bastano gia' per ogni eventualita'; insomma, perche' sarebbe assurdo e antieconomico uccidere l'Umanita' piu' di una volta.
Non credere nemmeno che avremmo diritto di stare tranquilli una volta che fossimo riusciti ad eseguire il passo dell'arresto della produzione di bombe A e H, o che potremmo metterci a sedere dopo il passo la distruzione di tutte le riserve di bombe nucleari.
Anche in un mondo completamente "pulito" (e cioe' in un mondo dove non ci fossero piu' bombe A o H, e dove quindi, apparentemente, non "avremmo" bombe nucleari), continueremmo, tuttavia, ad averle, poiche' sapremmo come fare per produrle.
Nella nostra epoca contrassegnata dalla riproduzione meccanica non si puo' dire che un oggetto possibile non esista, poiche' cio' che conta non sono gli oggetti fisici reali, ma i loro tipi, i loro "modelli". Anche dopo aver eliminato tutti gli oggetti fisici che hanno a che fare con la produzione delle bombe A o H, l'umanita' potrebbe cadere vittima dei loro disegni.
Si potrebbe concludere, allora, che bisogna distruggere questi ultimi.
Ma anche questo e' impossibile, poiche' i modelli sono indistruttibili come le idee di Platone; in un certo senso sono addirittura la loro realizzazione diabolica.
Insomma, anche se ci riuscisse di distruggere fisicamente i fatali apparecchi e i loro "modelli", e di salvare cosi' la nostra generazione: anche questa sarebbe solo una pausa, sarebbe solo una dilazione.
La produzione potrebbe essere ripresa ogni giorno, il terrore rimane, e dovrebbe restare, quindi, anche la tua paura.
D'ora in poi l'umanita' dovra' vivere, per tutta l'eternita', sotto l'ombra minacciosa del mostro.
Il pericolo apocalittico nucleare non si lascia eliminare una volta per tutte, con un atto solo, ma solo con una serie indefinita di atti quotidiani.
Dobbiamo comprendere, insomma (e questa comprensione finisce di mostrarci il carattere fatale della nostra situazione), che la nostra lotta contro la permanenza fisica degli ordigni e la loro costruzione, sperimentazione ed accumulazione rimane, in definitiva, insufficiente.
Poiche' la meta che dobbiamo raggiungere non puo' consistere nel non-avere la cosa, ma solo nel non adoperarla mai, anche se non possiamo fare in modo di non averla; nel non adoperarla mai, anche se non ci sara' mai un giorno in cui non potremmo adoperarla.
Anche in un mondo completamente "pulito" (e cioe' in un mondo dove non ci fossero piu' bombe A o H, e dove quindi, apparentemente, non "avremmo" bombe nucleari), continueremmo, tuttavia, ad averle, poiche' sapremmo come fare per produrle.
Nella nostra epoca contrassegnata dalla riproduzione meccanica non si puo' dire che un oggetto possibile non esista, poiche' cio' che conta non sono gli oggetti fisici reali, ma i loro tipi, i loro "modelli". Anche dopo aver eliminato tutti gli oggetti fisici che hanno a che fare con la produzione delle bombe A o H, l'umanita' potrebbe cadere vittima dei loro disegni.
Si potrebbe concludere, allora, che bisogna distruggere questi ultimi.
Ma anche questo e' impossibile, poiche' i modelli sono indistruttibili come le idee di Platone; in un certo senso sono addirittura la loro realizzazione diabolica.
Insomma, anche se ci riuscisse di distruggere fisicamente i fatali apparecchi e i loro "modelli", e di salvare cosi' la nostra generazione: anche questa sarebbe solo una pausa, sarebbe solo una dilazione.
La produzione potrebbe essere ripresa ogni giorno, il terrore rimane, e dovrebbe restare, quindi, anche la tua paura.
D'ora in poi l'umanita' dovra' vivere, per tutta l'eternita', sotto l'ombra minacciosa del mostro.
Il pericolo apocalittico nucleare non si lascia eliminare una volta per tutte, con un atto solo, ma solo con una serie indefinita di atti quotidiani.
Dobbiamo comprendere, insomma (e questa comprensione finisce di mostrarci il carattere fatale della nostra situazione), che la nostra lotta contro la permanenza fisica degli ordigni e la loro costruzione, sperimentazione ed accumulazione rimane, in definitiva, insufficiente.
Poiche' la meta che dobbiamo raggiungere non puo' consistere nel non-avere la cosa, ma solo nel non adoperarla mai, anche se non possiamo fare in modo di non averla; nel non adoperarla mai, anche se non ci sara' mai un giorno in cui non potremmo adoperarla.
Ecco quindi il compito mio,tuo, nostro:
far capire "all'Umanità tutta" che nessuna misura fisica, nessuna distruzione di oggetti materiali potra' mai rappresentare una garanzia assoluta e definitiva, e che dobbiamo, invece, essere fermamente decisi a non compiere mai quel passo, anche se sara', in un certo senso, sempre possibile.
Se non riusciamo - si' io, tu, tu ed io, noi - ad infondere questa coscienza e questa convinzione nell'Umanita', siamo perduti.
Estratto dalla corrispondenza tra Guenther Anders(Stern) e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962. Guenther Anders (pseudonimo di Guenther Stern) e' nato a Breslavia nel 1902, figlio dell'illustre psicologo Wilhelm Stern, fu allievo di Husserl e si laureo' in filosofia nel 1925. Insieme a Hannah Arendt (di cui fu coniuge), ad Hans Jonas (e...) e' tra gli attuali ineludibili punti di riferimento globali del terzo millennio.
Claude Eatherly, ufficiale dell'aviazione militare statunitense, il 6 agosto del 1945 prese parte al bombardamento atomico di Hiroshima. Sconvolto dal crimine cui aveva partecipato, afflitto da un senso di colpa insostenibile, considerato pazzo, conobbe il carcere e il manicomio. Si impegno' nella denuncia dell'orrore della guerra atomica e nel movimento pacifista e antinucleare. La corrispondenza che ebbe con Guenther Anders(Stern) tra il 1959 e il 1961 e' raccolta nel libro Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962.