domenica 23 giugno 2013

SANTO PADRE FRANCESCO ALLA FONDAZIONE "CENTESIMUS ANNUS PRO PONTIFICE" Sala Clementina Sab., 25 mag.'13 : "...Urge Ripensamento Globale di Tutto il Sistema...

KriZi


Illustri e cari amici, buongiorno a tutti!

...la Fondazione Centesimus Annus fu istituita dal Beato Giovanni Paolo II vent’anni fa, e porta il nome dell’Enciclica che egli firmò nel centenario della Rerum novarum. Il suo ambito di riflessione e di azione è dunque quello della Dottrina sociale della Chiesa, alla quale hanno contribuito in diversi modi i Papi del secolo scorso e anche Benedetto XVI, in particolare con l’Enciclica Caritas in veritate, ma anche con memorabili discorsi...

Vorrei perciò anzitutto ringraziarvi per il vostro impegno nell’approfondire e diffondere la conoscenza della Dottrina sociale, con i vostri corsi e le pubblicazioni. Penso che sia molto bello e importante questo vostro servizio al magistero sociale, da parte di laici che vivono nella società, nel mondo dell’economia e del lavoro.

...Che cosa significa “ripensare la solidarietà?”. Certamente non significa mettere in discussione il recente magistero, che anzi dimostra sempre più la sua lungimiranza e la sua attualità. Piuttosto “ripensare” mi pare significhi due cose: anzitutto coniugare il magistero con l’evoluzione socio-economica, che, essendo costante e rapida, presenta aspetti sempre nuovi; in secondo luogo, “ripensare” vuol dire approfondire, riflettere ulteriormente, per far emergere tutta la fecondità di un valore – la solidarietà, in questo caso – che in profondità attinge dal Vangelo, cioè da Gesù Cristo, e quindi come tale contiene potenzialità inesauribili.

... non c’è peggiore povertà materiale, mi preme sottolinearlo, di quella che non permette di guadagnarsi il pane e che priva della dignità del lavoro. Ormai questo “qualcosa che non funziona” non riguarda più soltanto il sud del mondo, ma l’intero pianeta.... Ecco allora l’esigenza di “ripensare la solidarietà” non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo, di tutti gli uomini. A questa parola “solidarietà”, non ben vista dal mondo economico - come se fosse una parola cattiva -, bisogna ridare la sua meritata cittadinanza sociale. La solidarietà non è un atteggiamento in più, non è un'elemosina sociale, ma è un valore sociale. E ci chiede la sua cittadinanza.

La crisi attuale non è solo economica e finanziaria, ma affonda le radici in una crisi etica e antropologica. Seguire gli idoli del potere, del profitto, del denaro, al di sopra del valore della persona umana, è diventato norma fondamentale di funzionamento e criterio decisivo di organizzazione. Ci si è dimenticati e ci si dimentica tuttora che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune. Benedetto XVI ci ha ricordato che ogni attività umana, anche quella economica, proprio perché umana, deve essere articolata e istituzionalizzata eticamente (cfr Lett. enc. Caritas in veritate, 36). Dobbiamo tornare alla centralità dell’uomo, ad una visione più etica delle attività e dei rapporti umani, senza il timore di perdere qualcosa...