mercoledì 11 marzo 2009

IL NONPROFIT: settore che sta in mezzo tra il Profit ed il Pubblico di Diego Scarbolo

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Profit -NONPROFIT-Pubblico.

Tre settori con tre proprie rendicontazioni evolute,

distinte ma non separate dalle proprie comunità.

IL NONPROFIT: settore che sta in mezzo,

di Diego Scarbolo

* * *

Il nonprofit: una realtà molto variegata. La sua identità è tra il profit ed il pubblico.

Pare bene scrivere “nonprofit” e infatti lo scriviamo “tuttoattaccato”. L’esempio ineludibile, precedente e molto, molto autorevole è quello dell’ italiano prof. Aldo Capitini* ( Perugia 1899-1968) che si è sempre battuto perché il termine “nonviolenza” venga scritto -sempre- “tuttoattaccato”; questo sulla motivazione che non è la semplice assenza di violenza che mi dice “tutto” sulla “nonviolenza”.

La nonviolenza ed è ormai assodato storicamente, è molto, molto di più. Ed è disciplina che non solo va insegnata (come lo è in prestigiose istituzioni a livello planetario) ma -soprattutto- va “bene” praticata.

Ed anche il “nonprofit” va praticato. E praticato bene.

Oggi, si deve prendere atto, è largamente praticato ma va sempre confrontato sempre con la realtà effettiva, con gli effetti reali che produce direttamente ed indirettamente. Insomma bisogna sempre andare dentro questo settore che sta di mezzo tra il profit ed il pubblico con una sua propria rendicontazione evoluta.

Va inoltre preso atto che molti lo chiamano “terzo” settore. Ma forse tutti i sistemi economici, e non solo il nostro, non si riescono più a leggere solo con i due settori profit e pubblico. Forse, in questo tempo, pare meglio chiamarlo, allo stato attuale: “settore di mezzo”.

Indicando così i “corpi” intermedi, le autonomie e gli organismi sociali, il mondo articolato della cooperazione sociale, le fondazioni ex bancarie e d’impresa, le Università, gli amministratori di cosa pubblica, i gestori di beni comuni, le persone e ciò che ha a che fare con la responsabilità sociale d’impresa, insomma tutto ciò che si muove e vive nel settore di mezzo .

Tutto però sempre con la consapevolezza che la “società” è un tutto unico e che dentro ci sta tutto il profit il nonprofit ed pubblico sia nei suoi aspetti quantitativi che qualitativi, nei suoi aspetti positivi e non.

Non si deve dimenticare che c’è di fatto una bella differenza fra un’accumulazione sana ed insana e questo sia nel settore profit, sia el nonprofit ed anche nel pubblico ed inoltre che, ancora, ci sono differenze, anche di qualità, nelle relative pratiche operative. Non tutte le pratiche operative sono uguali.

Sappiamo che c’è una eticità dei fini ma anche dei mezzi.

E ne parleremo perché siamo convinti che siamo liberi. Certissimamente si: liberi!

Ma liberi di fare il bene.


(*)Aldo Capitini (Perugia 1899-1968) filosofo, pedagogista insegnò nelle Università di Cagliari e Pisa. Notevole la sua attività, teorica e pratica, in ordine alla educazione alla nonviolenza, intesa non come passiva rassegnazione all’altrui violenza. Elementi di una esperienza religiosa(1937); La realtà di tutti (1948);L’atto di educare (1951);Il fanciullo(1953);Religione aperta (1955); Educazione aperta (1967-68).