venerdì 19 settembre 2008

UNESCO MINISTERO BENI CULTURALI: ItaliaLangobardorum ( comunicato ufficiale ref.Piano Gestione)







La candidatura del Sito
“Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)”

La presentazione del Piano di gestione del Sito “Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto
(568-774 d.C.)”, che si presenta per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, non può prescindere da un preliminare, sintetico inquadramento che illustri e giustifichi le motivazioni che hanno condotto alla candidatura, nonché la complessità e l’estensione dello stesso
Sito che hanno determinato le scelte metodologiche e progettuali assunte dai promotori e dai
numerosi stakeholders coinvolti nel Piano.
I beni compresi nel Sito “Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)”, che si propone per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, sono i seguenti:
  • 1. a Cividale del Friuli (UD) l’area della Gastaldaga con il cd. Tempietto Longobardo, e il
    Complesso episcopale con i resti del Palazzo Patriarcale sottostanti il Museo Archeologico
    Nazionale;
  • 2. a Brescia il monastero di San Salvatore-Santa Giulia;
  • 3. a Castelseprio (VA) l’area del castrum con la Torre di Torba e la chiesa extra-moenia di
    Santa Maria foris portas;
  • 4. a Spoleto (PG) la Basilica di San Salvatore;
  • 5. a Campello (PG) il Tempietto del Clitunno;
  • 6. a Benevento il complesso di Santa Sofia con la chiesa e l’annesso chiostro, parte
    dell’abbazia che oggi ospita il Museo del Sannio;
  • 7. a Monte S.Angelo (FG) il Santuario di San Michele.
Già nel 1996 l’Amministrazione comunale di Cividale del Friuli - antica capitale del primo Ducato
longobardo in Italia e luogo ove sono custoditi alcuni tra i più significativi e conosciuti beni
artistico monumentali di quel popolo - aveva avanzato la richiesta all’Ufficio Lista del Patrimonio
Mondiale (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) per l’inserimento di Cividale nella "Tentative list” italiana. Tale iniziativa fu perfezionata e rilanciata nel corso del 2004 con l’istituzione, da parte dell’Amministrazione comunale di Cividale, di un gruppo di lavoro - composto dai rappresentanti designati dalle principali Istituzioni ed enti pubblici della Regione Friuli Venezia Giulia competenti per la gestione del territorio - finalizzato a orientare e promuovere azioni e progetti con l’obiettivo della valorizzazione dei beni storici, artistici, monumentali, archivistici, documentari e ambientali di cui si sostanzia lo straordinario patrimonio cividalese.
Unita a Cividale dal filo logico della matrice longobarda e dalle due grandi mostre internazionali sulla storia dei Longobardi, la città di Brescia sin dal 2003 aveva avanzato proposte di collaborazione a livello delle associazioni di promozione del turismo sociale.
Nel corso del 2005, i Sindaci delle due città e i Presidenti dei Forum delle Associazioni di Promozione del Turismo Sociale di Brescia e Cividale fondarono la “Associazione Longobardia” con lo scopo di dar vita a un sistema turistico integrato a “rete”, destinato a coordinare le realtà firmatarie anche ai fini dell’avviato iter di candidatura, ma anche a costituire nel tempo una più ampia rete europea “Longobardia - Regione virtuale Europea”, un “corridoio geoculturale europeo” che unisca i siti di matrice longobarda dalla Scandinavia al mar Ionio, seguendo il cammino nella storia dei popoli Longobardi.

Nel 2006 furono avviati i lavori per la predisposizione della candidatura, comprendente all’inizio i soli centri di potere longobardo presenti nel nord Italia (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio-
Torba). Con il procedere dei lavori si sentì l’esigenza di estendere la candidatura ai luoghi delle più importanti “sedi di potere e di culto” delle aree dell’Italia centro-meridionale (Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento e Monte Sant’Angelo), ai fini di comprendere in un unico Sito seriale le maggiori testimonianze della cultura longobarda nel suo momento di massima capacità espressiva, prima della caduta dei territori del centro e nord Italia ad opera dei Franchi di Carlo Magno.
Le aree individuate per la candidatura, oltre alla generica condivisione della matrice longobarda,
risultano profondamente diversificate tra loro nelle rispettive esperienze storiche, tradizioni ed
ambienti naturali, nelle situazioni proprietarie e gestionali, talora anche in quelle normative.
Oltre a ciò, la stessa estensione territoriale del Sito, che va dal nord al sud dell’Italia, nonché la sua straordinaria articolazione, hanno comportato il coinvolgimento diretto nei lavori per la
preparazione della candidatura di numerosissime istituzioni ed enti pubblici e privati:
ben 5 Regioni, 6 Province, 8 Amministrazioni comunali, 1 Ente parco, 2 Comunità Montane, 3 Enti ecclesiastici, 2 Fondazioni pubblico-private, 2 Centri di studi, ben 19 Uffici territoriali del Ministero per i beni e le attività culturali (Direzioni Regionali e Soprintendenze).
Ciascuno di questi enti istituzioni ha inoltre partecipato all’elaborazione del Piano di gestione, come poi collaborerà alla sua attuazione, con diversi settori e uffici.
Queste condizioni hanno comportato non poche difficoltà non solo nell’individuazione di una
comune strategia da applicare alle articolazioni del Piano di gestione, ma anche nello stesso
avanzamento generale dei lavori, reso operativamente problematico anche dalla sola distanza dei
singoli luoghi della “rete” longobarda. Per questo motivo si è proceduto con dibattiti-incontri a
livello locale, regionale e nazionale e ci si è serviti di un Data Entry su web application
appositamente strutturato per contenere i dati e i testi e del dossier scientifico e del piano di gestione (http://www.patriarcatoaquileia.it/). Utilizzando questo strumento on line le quasi 250 persone coinvolte nel lavoro hanno potuto dare il loro contributo per la preparazione della documentazione della candidatura del Sito all’UNESCO, avendo modo sia di consultare in tempo reale gli elaborati man mano predisposti sia di scambiarsi le informazioni con i referenti degli altri luoghi della “rete”.
Allo stesso tempo ciò ha anche consentito di svolgere una più efficace azione di coordinamento al
responsabile della candidatura dell’Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale del Ministero.
Per quanto attiene alla metodologia applicata per la redazione del Piano di gestione, si è fatto
riferimento a quella messa a punto dall’Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO che
svolge, all’interno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la funzione di coordinamento
delle attività connesse all’attuazione della Convenzione sulla protezione del Patrimonio Mondiale
culturale e naturale e della Convenzione per la protezione del Patrimonio culturale immateriale
(http://www.unesco.beniculturali.it/).