lunedì 29 settembre 2008

Ctg dal Santo Padre: S.E.mons.vescovo Crepaldi, monsignor Guido Lucchiari....

S.E. mons. Vescovo Crepaldi Segretario Gen. Commissione Giustizia e Pace, a dx con S.E. Card. Martino Presidente Comm. Giustizia e Pace e S.E. mons. Arcivescovo mons. Marchetto Cons. Migranti






S.E.Mons. Guido Lucchiari con MariaPia Bertolucci



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(dal sito) 07-01-2009 a cura di S.E. Mons.Giampaolo Crepaldi La ferrea logica della coerenza e dell’incoerenza. Dimensioni sociali e politiche dell’Istruzione “Dignitatis personae”

S.E.Mons. Giampaolo Crepaldi Presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa (vedi sito)

Anche la recente Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo Dignitatis personae (se ne veda sia il testo sia una Scheda riassuntiva a cura dell’Osservatorio nel nostro sito web) non è un documento di sola bioetica, ma contiene molti spunti di ordine sociale e politico. Dopo la Egangelium vitae (1995) di Giovanni Paolo II il tema della vita viene stabilmente affrontato non solo come un capitolo settoriale di morale personale -dimensione che pure esso ha- ma anche come una dimensione fondamentale dell’etica pubblica. Del resto, la vita e il luogo naturale della sua accoglienza, vale a dire la sessualità umana, il matrimonio e la famiglia, sono all’origine della società stessa. Anche la Dignitatis personae si colloca in questa linea e non solo valuta eticamente le nuove possibilità tecniche nel campo della procreazione e dell’ingegneria genetica, ma inserisce tutto ciò in un contesto più vasto, teologico ed antropologico prima di tutto, ma anche sociale e politico. Per questo motivo si incontrano nell’Istruzione parole (e concetti) come uguaglianza, giustizia, convivenza pacifica, bene comune, schiavitù: tutte espressioni proprie di una semantica sociale e politica. Al centro dell’Istruzione c’è la dignità che va riconosciuta ad ogni essere umano. Negare tale dignità nelle pratiche procreative, mediante la procreazione in vitro e l’eliminazione volontaria di embrioni umani, «contribuisce ad indebolire la consapevolezza del rispetto dovuto ad ogni essere umano. Il riconoscimento di tale rispetto viene invece favorito dall’intimità degli sposi animata dall’amore coniugale» (n. 16). Se il rispetto viene meno in quel settore nevralgico, anche in altri settori – economico, del lavoro, della debolezza sociale – la consapevolezza della dignità della persona tenderà ad indebolirsi. Quando si cede alla sola logica dei desideri soggettivi alla fine si finisce per dipendere dalla pressione economica. Se la vita e la dignità dell’embrione vengono messe nelle mani di tecnici si instaura un dominio della tecnica che troverà espressione anche in altri ambiti della vita sociale (n. 17). L’Istruzione richiama alla ferrea logica della coerenza e dell’incoerenza: quanto si fa o non si fa nel momento iniziale della vita non può che avere conseguenze in seguito. Molte tecniche di selezione embrionale e di ingegneria genetica sono espressione di (e favoriscono a loro volta) una “mentalità eugenetica”. «Ciò – afferma l’Istruzione – contrasterebbe con la verità fondamentale dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, che si traduce nel principio di giustizia, la cui violazione, alla lunga, finirebbe per attentare alla convivenza pacifica tra gli individui» (n. 27). Uguaglianza, giustizia, pace: si tratta di tre elementi fondamentali del bene comune. La mentalità eugenetica mina il bene comune dell’intera società in quanto stabilisce il principio della prevalenza della volontà degli uni sulla libertà degli altri. Ma è soprattutto nella Conclusione (nn. 36-37) che l’Istruzione fissa il contorno sociale e politico delle sue argomentazioni. Opportunamente essa riprende il noto passo della Evangelium vitae in cui si ricorda la Rerum novarum e si stabilisce un paragone tra gli operai – i poveri di allora – e i feti umani cui non è permesso di nascere – i poveri di oggi. La Chiesa interviene oggi come allora a protezione dei più indifesi, consapevole che le risorse umane purtroppo vengono spesso adoperate per il male anziché per il bene. Tra gli attentati contro la vita umana, l’Istruzione ricorda la povertà, il sottosviluppo, la distruzione dell’ecosistema, le armi e le guerre (n. 36). Tra i divieti, oggi largamente condivisi, che cercano di tutelare la dignità dell’uomo, essa ricorda quelli contro il razzismo, la schiavitù, le discriminazioni verso le donne, i bambini, i malati e i disabili (n. 37). Dentro queste promozioni e dentro questi divieti si colloca anche la presente Istruzione. Essa quindi ci dice che il valore della vita e della dignità della persona è indivisibile e perciò la bioetica è parte della questione sociale.